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Italy’s Jews from Emancipation to Fascism

Shira Klein
Cambridge-New York, Cambridge University Press, 369 pp., $ 120,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il volume ricostruisce in modo piuttosto didascalico le vicende dell’emancipazione degli ebrei italiani dal 1848, attraverso il fascismo e le persecuzioni razziali, fino alla rinascita della vita ebraica nel secondo dopoguerra.
Sulla scorta della consistente storiografia che negli ultimi trent’anni ha ridefinito il percorso di integrazione degli ebrei nella società italiana e riscritto la storia del razzismo e dell’antisemitismo italiani, l’a. cerca di spiegare tra l’altro perché gli ebrei sostennero in larga parte il fascismo e perché in seguito aderirono e contribuirono a propagare il mito del «bravo italiano». Pur sottolineando il notevole livello di integrazione degli ebrei nella società italiana e l’assenza di partiti politici antisemiti, il volume offre una spiegazione riduttiva della relativa debolezza dell’antisemitismo in Italia tra ’800 e ’900, quando la imputa particolarmente all’assenza di un’immigrazione di ebrei dall’Europa dell’Est che fu stimolo di ostilità in Germania e in Francia. Per il periodo fascista l’a. insiste sul senso di sicurezza degli ebrei italiani, certo rispetto a quello che diverrà la Germania nazista. Vengono enfatizzati (sebbene non documentati) i sentimenti antisocialisti della borghesia ebraica e il sostegno dato dagli ebrei alla conquista fascista dell’Etiopia, che tuttavia non pare diverso da quello della maggioranza degli italiani.
I capitoli forse più originali, basati su un’ampia memorialistica e su interviste con testimoni, riguardano l’emigrazione ebraica italiana soprattutto negli Stati Uniti e anche in Palestina, la formazione di una comunità italiana all’estero e, infine, la costruzione dal di fuori di una nuova immagine dell’Italia in chiave antifascista. Mettendo alle spalle il proprio recente sostegno al fascismo, gli ebrei italiani in America addossarono le colpe del regime al solo Mussolini e imputarono la svolta antiebraica esclusivamente all’alleanza con la Germania nazista. Analogamente, nel dopoguerra, accanto alla rinascita dell’identità e della cultura ebraica italiana, come la maggioranza degli italiani, gli ebrei sostanzialmente rimossero il proprio sostegno al fascismo prima del 1938 e attraverso una memoria selettiva imputarono le origini della persecuzione antiebraica alla sola Germania.
In modo non del tutto convincente Klein traccia più in generale una linea diretta – attraverso contesti storici molto diversi – tra il patriottismo degli ebrei risorgimentali e l’attaccamento degli ebrei alla patria italiana nonostante il fascismo, fino al contributo ebraico alla costruzione del mito del bravo italiano.
In definitiva, nonostante la significativa mole di materiale raccolto, il volume offre nell’insieme un’interpretazione debole dell’esperienza ebraica italiana e più che altro una
sintesi di vicende e questioni già note.

Simon Levis Sullam