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Ivan Balbo – Torino oltre la crisi. Una «business community» tra Otto e Novecento – 2007

Ivan Balbo
Bologna, il Mulino, 312 pp., Euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2007

Ivan Balbo, dottore di ricerca presso l’Università di Torino e già autore di diversi contributi sulla storia dell’imprenditoria e del credito piemontese all’indomani dell’Unità, presenta i risultati di un percorso di ricerca quasi decennale che, partito con una tesi di laurea, è stato ulteriormente approfondito negli anni del dottorato ed è infine approdato alla pubblicazione di questo volume.Il libro si apre con un’Introduzione nella quale l’a. mette in discussione alcuni assunti della storiografia economica sul Piemonte postunitario (in particolare la forte discontinuità tra il vecchio modello economico d’impostazione cavouriana esauritosi con il crack edilizio-bancario del 1889 e quello nuovo nato circa dieci anni dopo attorno all’industria automobilistica) ed in cui spiega i motivi che lo portano ad affrontare il tema della transizione dalla crisi alla rinascita di Torino tra ‘800 e ‘900 con un approccio nuovo. Un approccio che sembra raccogliere l’invito di Youssef Cassis a fare una storia sociale della banca e dell’industria e che lo fa attraverso il ricorso a concetti e strumenti d’indagine sapientemente tratti da un’ampia ed aggiornata letteratura che spazia dalla tradizionale storia d’impresa ai più recenti studi sull’imprenditoria etnica, sino a toccare la sociologia e soprattutto la network analysis.Balbo, infatti, alterna un uso quantitativo delle fonti (soprattutto gli atti di costituzione e di scioglimento di società con sede nell’area di competenza del Tribunale di Torino), attraverso il quale ricostruisce la demografia delle imprese torinesi a cavallo tra i due secoli (cap. I), a un’indagine più squisitamente qualitativa, che, pur in assenza di una documentazione aziendale e/o familiare, riesce a mettere in evidenza l’intreccio di legami di natura diversa (familiari, amicali, professionali, societari) tra gli industriali attivi in città, il carattere intersettoriale di questa imprenditoria, la sua dimensione multinazionale e multireligiosa. Un aspetto, quest’ultimo, investigato tenendo ben presente quanto accade in altri contesti italiani (Napoli, Bergamo, Milano).Indagando in questa prospettiva i protagonisti di alcuni dei principali settori che compongono il panorama produttivo e finanziario torinese in questi anni (quello creditizio, quello cotoniero, quello meccanico e dell’auto), nei restanti due capitoli Balbo dimostra come essi costituiscano non solo un’élite del denaro, ma una vera e propria business community, un «insieme di imprenditori [?] che intrattengono relazioni sociali ed economiche [?], costituito da reti tra settori, tra società di persone e società di capitale» (pp. 22-4).Ed è proprio questa comunità degli affari che, pur soggetta a trasformazioni nel corso del tempo, riesce a farsi sistema, fungendo da trait d’union tra gli anni della crisi e quelli della rinascita, alimentando la circolazione di capitali e di saperi sopravvissuti allo shock di fine anni ’80 ed integrandoli in una nuova struttura imprenditoriale «fino a diventare elemento decisivo di sostegno dello sviluppo di età giolittiana» (p. 273).

Marco Rovinello