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Ivano Caliaro – L’amorosa guerra. Aspetti e momenti del rapporto Gabriele D’Annunzio-Emilio Treves – 2001

Ivano Caliaro
Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, pp. 193, euro 23,75

Anno di pubblicazione: 2001

L’amorosa guerra è quella in cui, in un rapporto arduo e cordiale, si sono affrontati il Vate e l’editore fra il 1889 ? anno in cui Treves pubblica il Piacere divenendo il principale fra gli stampatori dannunziani ? e la morte di Emilio nel 1916. L’espressione è dei protagonisti, ricavata dai molti ampli stralci del carteggio (solo parzialmente inedito: la fonte dannunziana è pubblicata in Gabriele D’Annunzio, Lettere ai Treves, a cura di G. Oliva, Milano, Garzanti, 1999; per le repliche l’autore ha largamente attinto all’epistolario D’Annunzio-Treves conservato all’Archivio Generale e Privato del Vittoriale) di cui è intessuto il testo. Il cui pregio primario consiste proprio nell’aver attentamente ordinato il materiale documentario, di cui viene offerta una molto generosa riproduzione: oltre alla prosa dannunziana, della quale si può apprezzare il trascorrere dei toni da enfatici e magniloquenti a ? di frequente ? ironici ed arguti, sono di assai piacevole lettura i pezzi di Emilio Treves, dove il senso pratico, la cultura e l’acume dell’editore si mostrano all’altezza della fascinazione esercitata dal poeta.
Fascinazione impiegata, come del resto sufficientemente noto, per ottenere agevolazioni ed anticipazioni sui diritti d’autore. Del rapporto artefice d’eccezione-grande editore, infatti, è il vivace braccio di ferro contrattuale l’asse principale della ricostruzione, che si conclude con una breve appendice di rendiconti dei pagamenti versati a D’Annunzio. Caliaro sembra propendere in favore del poeta, i cui benché lauti compensi non sarebbero proporzionati ai ?patrimoni? accumulati sulle opere dannunziane dalla Casa, forte di ?bilanci floridissimi?. Anche queste espressioni, tuttavia, sono ricavate e riproposte senza riscontri dalla voce dei protagonisti ? in questo caso (p. 137) l’avvocato di D’Annunzio impegnato in una causa di risarcimento per la perdita dei diritti del Fuoco ? il che autorizza il pur piacevolmente intrattenuto lettore a qualche cautela nell’accogliere la linea interpretativa suggerita sulla vicenda. Da cui, del resto, è accuratamente espunto qualunque riferimento a questioni di politica editoriale e culturale, e comunque al contesto tout court in cui l’amorosa guerra si cala. Con la parziale ma importante eccezione del caso della censura della Canzone dei Dardanelli, in cui si scorgono i contorni di uno sfondo complesso, fra tensioni internazionali, orientamenti della politica giolittiana, interventismo dei grandi quotidiani; in particolare spicca qui, come nella vertenza contrattuale sul Fuoco, il ruolo di Luigi Albertini, grande mediatore fra i contendenti e capace di esercitare una regia accorta e attenta, fin quasi a guidare le mosse del Vate.
Resta da chiedersi, comunque, se una silloge ragionata del carteggio, opportunamente corredata di apparati che surrogassero gli interventi distribuiti nel corpo della ricostruzione, non avrebbe offerto un più sicuro strumento agli studiosi, riconoscenti sempre a chi intraprenda pubblicazioni di fonti.

Laura Cerasi