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Jacques Sémelin – Purificare e distruggere. Usi politici dei massacri e dei genocidi – 2007

Jacques Sémelin
Torino, Einaudi, XXIV-511 pp., Euro 22,00 (ed. or. Paris, 2005)

Anno di pubblicazione: 2007

Occorre precisare da subito che questo di Sémelin non è un libro di storia in senso stretto, quanto piuttosto un’opera da collocare nel filone dei genocide studies. Gli «usi politici dei massacri e dei genocidi» menzionati nel sottotitolo rappresentano però un importante oggetto di indagine anche per gli storici, che quindi potranno interessarsi alle conclusioni raggiunte in merito da uno studioso indicato come una «autorità mondiale» nel campo delle «questioni legate a violenze estreme e omicidi di massa».Sémelin dedica particolare attenzione agli aspetti più difficili da affrontare tramite la ricostruzione storiografica basata su documenti d’archivio – come «Gli immaginari della distruttività sociale» (cap. I) e il passaggio «dal discorso incendiario alla violenza sacrificale» (cap. II). I capitoli successivi affrontano inoltre i problemi legati al contesto internazionale (cap. III), alle dinamiche del massacro (cap. IV) e alle «vertigini dell’impunità» (cap. V). Essi vengono discussi facendo riferimento a una casistica tratta dalla storia della Shoah e da quella delle guerre di successione jugoslava e del genocidio ruandese: solo occasionalmente l’a. fa riferimento ad altri casi (come quelli armeno e cambogiano). Questo è senza dubbio l’aspetto maggiormente criticabile di un’opera che, basandosi prevalentemente su letteratura secondaria, avrebbe tratto sicuro giovamento dalla maggiore apertura possibile alla comparazione.Infine, l’ultimo capitolo riguarda l’argomento enunciato nel sottotitolo, discutendo ampiamente la categoria «genocidio» e i non pochi problemi ad essa collegati. Sémelin propone di allontanarsi da definizioni che affondano le proprie radici in espressione giuridiche e, piuttosto, di fare «ricorso alla nozione di ?massacro” come unità lessicale di riferimento» (p. 400), interpretandola come esito più spettacolare di quello che viene definito come «processo organizzato di distruzione di civili, mirante al contempo alle persone e ai loro beni» (p. 403). Egli indaga quindi la logica politica dei massacri, distinti a seconda che il loro obiettivo sia la sottomissione, lo sradicamento o l’insurrezione. In conclusione, viene anticipata la creazione di una «enciclopedia elettronica dei massacri e dei genocidi» (www.massviolence.org).Sémelin sostiene che «se il massacro procede innanzitutto da un processo mentale, è bene cominciare a occuparsi del ?quadro intellettuale” che conferisce senso alla violenza di massa ancor prima che essa si manifesti» (p. 62). È chiaro che la condivisione o meno di quest’ipotesi influenza notevolmente il grado d’interesse che il libro può rivestire per i lettori, anche se questo non vale per la discussione dell’ormai controversa categoria di «genocidio», che è sicuramente la parte più interessante dell’opera.

Antonio Ferrara