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Jeffrey T. Schnapp – Anno X. La mostra della rivoluzione fascista del 1932 – 2003

Jeffrey T. Schnapp
Pisa-Roma, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, pp. 162, euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2003

Anno X è un libro costituito di tre parti: un saggio di Schnapp, un’antologia di testi di visitatori della mostra del 1932 e un saggio-postfazione di Fogu sull’Immaginario storico fascista e la mostra.
Il saggio di Schanpp intende valorizzare l’esposizione del 1932 considerandola un importante nodo storiografico e un luogo di ridefinizione di equilibri tra il fascismo rivoluzionario e quello istituzionale, osservando che la mostra, nel celebrare le origini violente del movimento, era in realtà un tentativo ? storicamente per molti versi già avvenuto e riuscito, verrebbe da dire ? di ?seppellire? il fascismo movimento. L’analisi che viene fatta dei momenti che portarono alla creazione della mostra è di indubbio interesse e permette di approfondire la storia della realizzazione della mostra e di sottolineare la rilevanza della novità della stessa in rapporto alle forme espositive precedentemente in vigore. Una mostra che si proponeva, per dirlo con le parole di Schnapp, come ?museo mobile e agitatorio in cui gli effetti devitalizzanti del senso storico ottocentesco potevano essere annullati per lasciare spazio a miti di catastrofe e di redenzione nazionale? (p. 27). Il saggio tenta di ricostruire, con il linguaggio, l’esperienza estetica e sacralizzante della mostra ed evidenziare così l’esperienza del visitatore, e, si direbbe, di enfatizzarla. I documenti della seconda parte sono infatti funzionali proprio allo scopo di testimoniare al lettore l’intensità dell’esperienza non solo estetica, ma anche emozionale del visitatore. Il maggiore rilievo critico che viene da fare a questa parte del libro è la scarsa presa di distanza dell’autore ? tanto nel linguaggio, che nella esposizione ? sia dalle fonti fasciste che dalla costruzione fascista dell’immaginario, quasi che lo storico potesse esclusivamente riproporre un’esperienza e non invece anche spiegarla e decostruirla.
Più interessante dal punto di vista critico, il saggio postfazione di Claudio Fogu (il cui libro sullo stesso tema è appena uscito negli Stati Uniti). L’autore cerca di illustrare come il fascismo intendeva costruire, proprio a partire dalla mostra, un proprio ?immaginario storico? (scelta che del resto datava almeno dalla marcia su Roma), enfatizzando il ruolo della voce collettiva del fascismo e del fascismo movimento, il ?Popolo d’Italia?, che della mostra e della rivoluzione costituiva al tempo stesso la ?voce narrante?e il ?registro estetico? (p. 134). Fogu sottolinea infatti come la mostra non fosse solo la celebrazione dell’evento storico, quanto piuttosto la celebrazione dell’?agente storico? fascismo, e il tentativo del fascismo di creare un nuovo evento storico proprio nella ricostruzione della ?rivoluzione fascista?. Fogu mette in relazione tutto questo processo chiaramente mitopoietico con il processo di controllo ideologico della produzione storica operato negli anni ’30 dal regime e con il complesso rapporto di discendenza e di rottura che i fascisti volta a volta tentarono di costruire nella relazione tra l’epopea risorgimentale e la loro.

Giulia Albanese