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Jorge Torre Santos – Il sindacato unitario. La Camera del Lavoro di Milano nel periodo dell’unità sindacale (1945-1948) – 2005

Jorge Torre Santos
Milano, Guerini e Associati, pp. 360, euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2005

Questa importante ricerca ha conseguito, studiando una sola, autorevole istituzione, in un solo territorio, dei risultati esemplari. Innanzitutto con la ricchezza e l’uso intelligente delle fonti, con la capacità di immergersi in un mondo investito da processi tumultuosi difficili da dirigere, in una città dove lo sblocco dei licenziamenti e la riconversione si sarebbero concluse, fra il ’49 e il ’50, con la perdita di 37.000 impieghi e con licenziamenti ampiamente selettivi (p. 350). A Milano le questioni del dopoguerra in generale, la riconversione, il carovita (in una città che aveva sofferto gravemente del mercato nero e del problema degli approvvigionamenti), il rientro dei reduci e dei partigiani in un mercato del lavoro in forzata contrazione, erano aggravate dalla presenza dei residui delle brigare nere di Salò, che esasperavano il clima di tensione con episodi di violenza nel più grave dei quali venne uccisa la dirigente della lega dei portinai Stella Zuccolotto. Spesso le ricerche sulle realtà locali e sui lavoratori organizzati e non organizzati e quelle sulla vita delle organizzazioni sindacali, sui loro gruppi dirigenti e sulle scelte nazionali sembrano trattare mondi diversi e forniscono informazioni che non è facile connettere. Il lavoro di Torre Santos spiega come un gruppo dirigente costruito in tempi rapidissimi, che necessariamente veniva dalla lotta partigiana e antifascista e quindi selezionato politicamente in tutte le tre componenti del sindacato unitario ? che non avvertiva, almeno inizialmente, il problema della ?cinghia di trasmissione? ? riuscì, qualche volta in contrasto con la direzione confederale nazionale, a interpretare, dirigere e selezionare la ricostruzione della normalità della vita quotidiana, del ?normale? conflitto sindacale e di una partecipazione civile a lungo repressa. Questioni specificamente milanesi ? l’inquadramento sindacale degli impiegati, pubblici e privati, la presenza di un settore agricolo e quindi della Federterra ancora consistente ma spesso isolata dalle categorie industriali ? rendevano fortemente politica la funzione della CGIL territoriale, che riuscì tuttavia a ?trarre impulso da una situazione difficile? (pp. 125-136) nei rapporti fra componenti e a seguire la ricostruzione, largamente spontanea, delle Commissioni interne. Dalla ricerca emerge anche una differenza, un contrasto di culture organizzative fra cattolici e socialcomunisti, come si diceva allora ? il ben noto contrasto fra sindacato ?per la classe? e sindacato ?associativo? ? particolarmente sensibile in quei primi anni del dopoguerra in cui la Camera del lavoro si poneva come l’interlocutrice naturale di un mondo del lavoro assai vasto, che comprendeva anche famiglie, reduci, sottoccupati. Figure di organizzatori di lungo periodo ? cito solo, per il ruolo dispiegato in seguito anche nel PCI milanese, Giuseppe Alberganti ?, che a uno sterile esame politologico vengono deformate fino alla caricatura, sono qui restituite alla concretezza del loro operare sociale immediato.

Maria Grazia Meriggi