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Karl Marx. Biografia intellettuale e politica. 1857-1883

Marcello Musto
Torino, Einaudi, 344 pp., € 30,00

Anno di pubblicazione: 2018

Esiste una vecchia storia su Marx che dice che ogni qual volta si cerca di buttarlo fuori dalla porta, lui rientra dalla finestra. Forse ancora questa scena si ripete. Il bicen- tenario della nascita di Marx (2018), ha rappresentato l’occasione per una riproposta di lettura di Marx, appassionata, come nella monografia di Musto, ma soprattutto ricca di una documentazione che negli anni è venuta fuori, ma che l’ideologia della «morte di Marx» o, per riprendere una vecchia espressione di Giovanni Giolitti, del «Marx mandato in soffitta» successivamente agli anni ’80, spesso ha trascurato, facendo conto che fosse irrilevante.
Irrilevante tuttavia non era e questo volume, non solo per la solidità di impian- to, ma anche per la ricchezza di fonti, per la problematicità di analisi che propone, per l’attenzione che dedica alla rilevanza della produzione manoscritta di Marx, in corso di pubblicazione, lo dimostra ampiamente.
La monografia si divide in quattro parti. La prima dedicata al laboratorio – il tavolo di lavoro, la costruzione e l’opera di montaggio – che tra anni ’50 e anni ’60 immette alla stesura del primo Libro de Il capitale. La seconda parte analizza l’azione del Marx politico nel periodo della Prima Internazionale e, in particolare la discussione intorno alla vicenda della Comune di Parigi (ovvero il confronto con Bakunin, ma anche la questione delle linee emergenti della questione contadina nella Russia zarista). La terza illustra le ricerche avviate nell’«ultimo decennio» di vita. Infine, una quarta dedicata al profilo di analisi delle convinzioni di Marx rispetto alla società capitalistica e al confronto tra mondo industria- le, in gran parte europeo, e aree coloniali extraeuropee.
Il volume di Musto, dunque, si concentra essenzialmente sulla seconda parte della biografia di Marx e pertanto rivaluta o chiede di ritornare a riflettere sul Marx «classico», quello che ruota intorno al laboratorio di riflessione che si focalizza sui grandi scritti di economia politica e di teoria economica, ovvero il laboratorio che precipita nel primo Libro de Il Capitale (1867), ma che appunto lì non si ferma, perché la necessità di appro- fondire, precisare, costringe Marx, pur in una condizione di salute sempre più grave, e in un quadro famigliare molto problematico e instabile, non solo per le precarie condizioni economiche, ma per i lutti che colpiscono tutta la famiglia tra fine anni ’60 e inizio anni ’80, ad aprire temi di indagine, riflessioni su mondi economici, culturali e sociali, prima trascurati.
Non solo l’India o la Cina, o la Russia, ora i suoi temi sono anche gli Stati Uniti della guerra civile, la realtà sociale delle colonie nordafricane. Mondi che Marx guarda anche con il soccorso e le sollecitazioni di discipline che solo a partire dagli anni ’70 iniziano ad avere uno statuto (l’etnologia, prima di tutto, ma anche l’antropologia), un profilo che Musto aveva descritto già con precisione nel 2016 (con il suo L’ultimo Marx, Roma, Donzelli) e che qui riprende e approfondisce.

David Bidussa