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Kathrin Mayer – Mythos und Monument. Die Sprache der Denkmäler im Gründungsmythos des italienischen Nationalstaates 1870-1915 – 2003

Kathrin Mayer
Köln, SH-Verlag, pp. 384, euro 44,00

Anno di pubblicazione: 2003

Risultato di un dottorato discusso alla Humboldt, questo lavoro è ospitato nella collana ?Italien in der Moderne? che testimonia dell’attenzione degli studiosi tedeschi alla nostra storia del lungo Ottocento e del fascismo. Mayer discute in modo attento la ormai ampia letteratura sul tema (un unico neo: l’assenza della monografia di C. Brice sul Vittoriano, uscito probabilmente dopo il completamento del manoscritto) e accompagna questo quadro di insieme con uno scrupoloso lavoro su fonti sia edite che archivistiche, condotto ? come avverte l’autrice ? con l’aiuto di Bruno Tobia. Ripercorre così la vicenda dei monumenti nazionali dell’età liberale (oltre al Vittoriano sono quindi presi in esame quelli dedicati a Garibaldi, Minghetti e Quintino Sella) sulla scorta di atti parlamentari, giornali e riviste, ma anche sulla scorta di carteggi di personalità (Crispi, Ferrari, Giolitti), degli atti delle commissioni reali per i monumenti, e infine grazie ai materiali conservati all’Archivio capitolino.
Mayer rinuncia in via preliminare all’approccio storico-artistico: non le interessa dare un giudizio estetico su questi monumenti. Intende piuttosto ripercorrerne le ragioni all’interno di un progetto politico e di una costruzione simbolica che dopo la Destra Storica e in particolare con Crispi, come è noto, mutano e si trasformano, e le sta a cuore situare la vicenda italiana all’interno di una robusta cornice teorica più generale. Non manca quindi un’ampia discussione anche di testi teorici più generali, che occupa buona parte della prima sezione, dedicata alla politica dei simboli come forma autentica dello scambio politico. L’intreccio di mito e nazione; la storia come religione della patria e le forme di diffusione del mito costituiscono l’ossatura di questa sezione. E proprio questa parte potrà fornire spunti di riflessione al lettore italiano perché introduce e discute testi che non hanno avuto grande diffusione nel dibattito italiano su questi temi. Penso a Murray Edelman o Aleida Assmann. Del resto, si tratta di un lavoro nato in un dipartimento di scienze sociali ed è quindi particolarmente attento ad aspetti metodologici e teorici della costruzione del mito.
Le altre due sezioni sono rispettivamente dedicate alla costruzione degli eroi e dei miti di fondazione (da Vittorio Emanuele a Garibaldi, Mazzini e per ultimo ? in ordine di importanza ? Cavour), ma anche alle figure del Parlamento e ancora più specificatamente al mito della Monarchia.
La terza parte infine è dedicata all’implementazione scenica del mito di fondazione e dunque alle feste, momento importante per la visibilità di monumenti il cui destino fu altrimenti ? come l’autrice ricorda citando un bel passo di Musil ? quello di essere invisibili. Mayer si concentra quindi sulla festa dello Statuto, sul XX settembre del 1895 ? le ?nozze d’argento? di Roma con l’Italia ? e sull’?anno santo dell’Italia?, il 1911.
Il lavoro, utile ad introdurre i lettori tedeschi ad una tematica che ha appassionato vari studiosi negli ultimi anni, non offre sorprese, e si limita a ripercorrere e confermare in buona sostanza le ipotesi già avanzate da Tobia in poi.

Ilaria Porciani