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Klara Rieder – Silvio Flor. Autonomie und Klassenkampf. Die Biografie eines Südtiroler Kommunisten – 2007

Klara Rieder
Bozen, Edition Raetia, 243 pp., Euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2007

Il volume ricostruisce la biografia politico-esistenziale del meranese Silvio Flor jun. (1903-1974), figura di spicco del movimento operaio sudtirolese: antifascista, sindacalista, cofondatore nel 1921 del Partito comunista italiano nel Sudtirolo, da cui uscì nel 1946 per protesta contro la scarsa attenzione prestata alla questione sudtirolese, sostenitore dell’autonomia del Sudtirolo, candidato nel 1952 per la lista di lingua tedesca «Selbstverwaltung und Gerechtigkeit», membro fondatore nel 1972 assieme ad Hans Dietl della «Sozialdemokratische Partei Südtirol».Interpretare questo studio servendosi come chiave di lettura del rapporto internazionalismo/questione nazionale – un problema di fatto ineludibile per il movimento operaio internazionalista, sia nella sua versione socialdemocratica che in quella comunista – può rivelarsi particolarmente stimolante, dal momento che Flor matura negli ambienti del comunismo internazionalista (nel 1933 frequentò la Scuola Lenin di Mosca) una traiettoria che poi andrà a concludersi, dopo un sofferto percorso interiore, in un contesto nazional-conservatore. Sin dai primi capitoli il lettore realizza di trovarsi di fronte ad una «biografia storica» ben costruita e documentata (archivi di Bolzano, Mosca, Roma, Vienna) che si avvale dell’esperienza di Flor non solo per ripercorrere la storia delle regioni germanofone del Sudtirolo, ma per aprirsi ad una riflessione più generale sul punto di incontro fra tradizione austromarxista, ideologia comunista e movimento operaio. Nodo che più volte ha trovato riscontro, con esiti diversi, nella storia di quei territori un tempo afferenti alla compagine statuale plurinazionale della Monarchia asburgica – così il Sudtirolo, ma anche ad es. la regione dell’Adriatico nord-orientale, la Slovenia.Pur scegliendo l’opzione comunista, anche Flor come altri dirigenti comunisti di formazione «asburgica» – il caso più emblematico è forse quello dello sloveno Edvard Kardelj, braccio destro di Tito, che garantì alla Slovenia nell’ambito del sistema autogestionario jugoslavo spazi di autonomia territoriale sempre maggiori – rimase profondamente influenzato da alcuni modelli teorici della socialdemocrazia austriaca, quale fu ad esempio «il concetto di nazione» substatuale e subpolitico, teorizzato da Karl Renner e Otto Bauer per cercare di contemperare l’organizzazione politica del proletariato con il riconoscimento delle rivendicazioni nazionali dei diversi popoli della Monarchia asburgica.In conclusione, questo libro ha numerosi pregi evidenti, non da ultimo quello di restituire la ricchezza e la complessità del cammino percorso dagli studi su un tema che ha iniziato solo di recente ad assumere un rilievo significativo nel dibattito storiografico in lingua italiana (Aga Rossi, Cattaruzza), in relazione a come socialisti e comunisti si posero rispetto al concetto di «nazione».

Monica Rebeschini