Cerca

l fattaccio di Via della Missione. L’attentato a Togliatti e la rivoluzione impossibile nelle carte del governo e del partito

Graziella Falconi
Roma, Castelvecchi, 221 pp., € 18,50

Anno di pubblicazione: 2018

Graziella Falconi si occupa da tempo di storia politica comunista, con un’ottica anche di genere. La giornalista e scrittrice ha curato due antologie di scritti e discorsi, una dedicata a Enrico Berlinguer (1984) e una alle donne comuniste (1989). Recentemente, questa duplice tematica si è concretizzata in un volume su Adriana Seroni, dirigente del Pci e dell’Udi (2014), e in un libro su quella che definisce la «vocazione pedagogica» del Pci, cioè la formazione politica di quadri e militanti (2016). Il nuovo lavoro rientra in questo percorso ormai decennale.
Il volume si divide in cinque capitoli. Il primo ricostruisce minuziosamente il giorno dell’attentato: i movimenti di Togliatti tra Montecitorio e via della Missione, il ferimento, la corsa al Policlinico, le parole dei medici; è una ricostruzione che fa parlare i testimoni oculari, i dirigenti, gli organi politici con ampi stralci di documentazione. Il secondo è dedicato all’attentatore, l’allora venticinquenne Antonio Pallante, lo «scervellato di Ran- dazzo» (p. 53), che, in doppio petto blu, quasi consegna se stesso e la calibro 38 ai due ca- rabinieri intervenuti. Se nel primo capitolo vi è un’accurata descrizione della vita ufficiosa della coppia Togliatti Iotti, nel secondo la lunga digressione (non priva di psicologismi) spetta alla famiglia di Pallante. Il terzo ripercorre l’ondata di proteste, seguìta all’atten- tato, di quel «volgo disperso» ma che «repente si desta» e «solleva la testa», nelle parole di manzoniana memoria ricordate in incipit dall’a. (p. 81). Il quarto si sofferma sulla ge- stione comunista degli scioperi e sul dibattito pubblico relativo al presunto «Piano K» dei comunisti per impadronirsi del potere, casualità vuole nello stesso giorno in cui, un secolo e mezzo prima, il popolo parigino prendeva la Bastiglia. Il quinto, infine, ricostruisce i processi e il dibattito successivo interno al Partito.
Le considerazioni da fare sono molte. Le ampie e frequenti digressioni aneddotiche purtroppo sviano spesso il racconto dalla narrazione principale, come quando l’a. si sof- ferma sulla descrizione dei donatori di sangue, dall’infermiere «compagno» del Policlinico al frate cappuccino, che si augura che il proprio sangue renda «più buono l’on. Togliatti» (p. 34). Il tono fortemente caricato, emotivo, e il taglio giornalistico puntano poi più all’effetto che non alla validazione dell’ipotesi, come nella descrizione del foglio rosa ac- cartocciato caduto dalle mani del segretario che si scopre essere il biglietto recapitatogli dallo stesso attentatore. Inoltre, la rivelazione delle dinamiche di causa effetto rischia a volte l’azzardo, quando lascia intravedere, senza verifiche, un mondo sotterraneo di man- danti e forze agenti nell’ombra. Infine, la totale assenza di note e bibliografia, nonostante l’iniziale dichiarazione di veridicità dei testi, finisce per sminuire tutta l’indagine successi- va. Per quanto la lettura del libro risulti anche piacevole, difficilmente potremmo inserire il volume, comunque interessante, tra la saggistica storiografica.

Giulia Bassi