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La competitività dell’industria francese e il mercato sardo nella prima metà dell’Ottocento

Angela La Macchia
Milano, FrancoAngeli, 203 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2013

Il volume affronta il tema dei rapporti tra gli assetti dell’industria francese e il mercato sardo, considerato come «osservatorio privilegiato» di analisi sia per la sua importanza all’interno delle esportazioni francesi, sia come campo di «battaglia all’ultima sterlina o all’ultimo franco tra i sistemi produttivi, commerciali e finanziari» del paese transalpino e della Gran Bretagna (p. 13). In altre parole l’a. vuole analizzare in che modo quella battaglia sia stata combattuta dalla Francia e come sia stata influenzata nelle sue scelte dalla composizione e dalle politiche doganali del mercato sardo.
Nel primo capitolo del volume si ripercorrono così alcune note vicende relative alla struttura dell’industria francese di primo ’800 e alla sua vocazione verso i consumi interni, riconsiderando quanto finora la storiografia ha prodotto sul tema. Emerge quindi un quadro leggermente frastagliato, caratterizzato dalla presenza di alcune industrie capital intensive, che si muovono in un contesto in cui predominano quelle tradizionali ad alta intensità di lavoro, e soprattutto da una scarsa considerazione verso gli scambi internazionali, interpretati dagli stessi industriali francesi come una mera appendice dei propri sbocchi commerciali indirizzati principalmente sul mercato interno.
Tale assetto serve per anticipare, alla fine del primo capitolo, il tema centrale del volume, che viene affrontato e analizzato nel capitolo successivo. I rapporti commerciali tra la Francia e il Regno di Sardegna sono introdotti dall’analisi delle loro relazioni commerciali dando particolarmente risalto agli assetti doganali sanciti dal trattato di commercio del 1843. Sulla base dell’intreccio tra la documentazione del Ministero degli Affari Esteri francese, in particolar modo la corrispondenza commerciale, e quella dell’Archivio di Stato di Torino, l’a. offre i vari punti di vista relativi alla preparazione del trattato, al suo negoziato e alla sua ratifica. Dall’indagine affiora la debolezza del comparto industriale francese sul piano economico e su quello politico poiché il trattato fu gestito da un governo «ostaggio di grandi e medi proprietari terrieri». Più in generale «non si sfugge all’impressione che nelle trattative fossero impegnati due paesi a vocazione essenzialmente agricola» (p. 24). Ciò è ampiamente confermato dall’ultima parte del volume, costruita su una serie di tabelle che riproducono fedelmente i dati relativi all’import-export franco-sardo dal 1839 al 1853 contenuti nel Tableau Général du Commerce de la France pubblicati dalla Administration des Douanes.
Sulla base di questi risultati la risposta parziale che l’a. teme possa giungere dall’analisi delle relazioni franco-sarde viene confermata in tutta la sua dimensione, dato che la natura di quelle relazioni privilegia i prodotti del settore primario o quelli industriali ad alta intensità di lavoro, rendendo così più difficile capire in che misura il mercato internazionale abbia inciso, se lo ha fatto, sull’accrescimento della competitività industriale della Francia.

Angelo Nesti