Cerca

La guerra come apocalisse. Interpretazioni, disvelamenti, paure

Marco Mondini (a cura di)
Bologna, il Mulino, 266 pp., € 22,00

Anno di pubblicazione: 2016

Il volume è il risultato del convegno tenutosi alla Fondazione Bruno Kessler di Trento nell’ottobre del 2014. Benché il titolo non vi faccia esplicito riferimento, si tratta di contributi centrati sulla Grande guerra, che ne rileggono le vicende, le ricostruzioni e le percezioni appunto alla luce del suo carattere apocalitticamente distruttivo. In effetti, La «guerra come apocalisse» fu pratica discorsiva assai diffusa non solo fra chi invocò o temette il conflitto, ma anche fra quanti lo commentarono, vi attinsero spunto artistico o vi presero parte personalmente. Non stupisce perciò il tentativo di tornare a ragionarvi in questi termini. Semmai, colpisce la varietà degli approcci e delle prospettive che caratterizza i contributi, riuscendo a restituire un quadro ricco, articolato e nel complesso coerente dell’oggetto esaminato.
Alla letteratura guardano infatti i saggi sul Futurismo (Selena Daly), su A Fable di William Faulkner (Giorgio Mariani), su Gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus (Maurizio Cau) e sulla «fantascienza bellica» fra ’800 e ’900 (Fortunato Minniti). Al cinema italiano del «dopobomba» si dedica invece Alessandro Faccioli, mentre Marta Nezzo apre uno squarcio sulla storia dell’arte e su come i suoi protagonisti lessero quella «apocalisse armata». Ancora, dell’impatto dei nazionalismi e della guerra sull’utopia universalista della massoneria discute Fulvio Conti, laddove il contributo di Sante Lesti mostra invece l’atteggiamento di un ancor giovane Angelo Roncalli di fronte alla devastazione del conflitto. Ampia è infine la gamma di saggi che ragiona a partire dalle testimonianze degli uomini in trincea. Sulle scritture degli italiani si sofferma Mondini; dei soldati francesi parla Leonard V. Smith, mentre dalla memorialistica popolare trentina si parte Quinto Antonielli: tutti contributi che riecheggiano e integrano quanto detto da Alan Kramer più in generale sulla cultura e le uccisioni di massa nel corso del conflitto.
Da questi testi non viene dunque fuori una proposta interpretativa particolarmente innovativa. Né si riesce ad apprezzare appieno la scala globale del fenomeno, essendo i saggi dedicati all’Europa occidentale e perlopiù all’Italia. Tuttavia, se ne trae una non meno rilevante conferma del carattere peculiare della Grande guerra, visto attraverso gli occhi di attori assai diversi. In più, l’apocalisse del 1914-1918 è qui mostrata da saggi sapientemente alternati in modo che il lettore possa selezionare quelli di suo più immediato interesse, ma anche leggerli di seguito e apprezzare così la fitta trama di impliciti rimandi, similitudini e differenze fra i diversi casi di studio, il contrasto fra scrittura popolare e dimensione artistico-letteraria, e così via.
In definitiva, un libro che non sfigura affatto nel pur vastissimo panorama di lavori sulla prima guerra mondiale usciti in questi ultimi anni.

Marco Rovinello