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La laicità dei cattolici. Francia, Spagna e Portogallo sul declinare del XX secolo

Ilaria Biagioli, Alfonso Botti (a cura di)
Roma, Viella, 358 pp., € 30,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il volume condensa gli studi di una ricerca su «Cattolicesimo, laicità e politiche di
laicizzazione: un’indagine comparata su Italia, Francia, Spagna e Portogallo dal XVIII
al XX secolo». I casi di studio non hanno interessato solamente l’Italia, concentrandosi
sull’ultimo scorcio del secolo scorso, con tre affondi per singolo contesto, seppure legati
da alcune coordinate, come l’esplosione della secolarizzazione in chiave postmoderna e
la permanenza del progetto di Giovanni Paolo II di riaffermazione identitaria. L’incrocio
di queste dinamiche ha portato alla laicizzazione delle istituzioni, che hanno finito per
erodere lo spazio anche pubblico della Chiesa cattolica, relativizzando la presenza (ingerenza?)
del clero nella vita pubblica, ma anche la sussistenza della dimensione sacrale nella
cultura diffusa.
Le ricerche sulla Francia di Le Moigne, Marchi e Biagioli mostrano un’attenzione
alla dimensione politica del mondo cattolico. Se il primo si dedica all’«episcopato politico
» dal dopo Vichy, concludendo che esso non si eclissa, ma si trasforma, indebolendo il
magistero di altri soggetti collettivi cattolici (pp. 59-60), il ricercatore italiano si concentra
sui passaggi della liberalizzazione dell’aborto a metà degli anni ’70 e del nuovo capitolo
della scuola privata del decennio successivo, che mostra l’emersione di «due paesi».
La curatrice del libro approfondisce la parabola del Centre catholique des intellectuels
français nel ripensare la laicità, che sembra offuscarsi, più che per l’irruzione dell’«ultra
modernità» (p. 106), con il pontificato del «papa polacco» che favorisce un «cattolicesimo
di visibilità e conquista» (p. 123).
In relazione alla Spagna, Botti prende in esame la produzione magisteriale della Conferenza
episcopale spagnola, a partire dal capitale Iglesia e comunidad politica del 1973,
per approdare alla fine del millennio, individuando tre scansioni nella pre-transizione, la
transizione e gli anni del governo dell’Ucd, da un’apertura alla secolarizzazione all’arretramento
nel corso del pontificato di Giovanni Paolo II. Berrettini si focalizza sui movimenti
ecclesiali nella fase centrale di questo arco temporale, evidenziando una via mediana tra
il modello della «laïcité francese» e la «laicità italiana», che configura i movimenti iberici
sì come il superamento della cultura della «mediazione» (p. 209) ma non semplicemente
un fenomeno di «reazione e restaurazione» (p. 212). Completa il quadro l’analisi di De
Carli su tre periodici per l’individuazione di un modello «spurio» di laicità nel corso del
quarto di secolo.
In una posizione mediana tra gli altri due paesi, si colloca il caso lusitano, affidato a
Clímaco Leitão sugli interventi dell’episcopato su aborto e libertà d’insegnamento, ad Almeida
De Carvalho e Almeida sulla stampa cattolica, tenendo presente anche la religiosità
nel trapasso coloniale, di Accornero e Strippoli sui movimenti ecclesiali che presentano
un radicamento e una declinazione differenti rispetto al resto dell’Europa «cattolica».

Paolo Trionfini