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La partecipazione del Mezzogiorno alla Liberazione d’Italia

Enzo Fimiani (a cura di)
Milano, Le Monnier, 287 pp., € 21,00

Anno di pubblicazione: 2016

Questa raccolta di saggi è frutto di una ricerca promossa dall’Associazione nazionale
partigiani d’Italia (Anpi) in collaborazione con la rete degli Istituti storici della Resistenza e
dell’età contemporanea, finanziata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri nell’ambito
delle celebrazioni del 70° anniversario della Resistenza e della guerra di Liberazione.
Asse portante della ricerca, coordinata da Enzo Fimiani, è l’articolazione territoriale dei
vari lavori, corrispondenti alle principali aree geografiche della penisola: il meridione con
Isabella Insolvibile seguita da Guido D’Agostino quale tutor, il centro con Chiara Donati
seguita da Gabriella Gribaudi e il settentrione con Toni Rovatti seguito da Luca Baldissara.
Alla base di queste ricerche sulla presenza dei meridionali nella lotta partigiana,
sia nelle regioni d’origine che nell’area centrosettentrionale, c’è la disponibilità di nuove
fonti, ossia il recente versamento presso l’Archivio Centrale delle carte delle commissioni
del Ricompart, l’«Ufficio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai
partigiani», costituito nei mesi successivi al termine dei combattimenti sul suolo italiano
presso il Ministero per l’Assistenza post bellica e articolato in commissioni regionali, istituite
in stretta collaborazione con l’allora neonata Anpi. In questo fondo sono presenti
centinaia di migliaia di schede personali di individui che richiesero, e spesso ottennero, la
qualifica di partigiani o patrioti per il loro operato nel biennio 1943-1945.
Un fondo, quello Ricompart, dalle enormi potenzialità, che può segnare una svolta
nello studio dei partigiani italiani facendo meglio comprendere sfaccettature di questo
fenomeno e facendo emergere la complessità di una vicenda fino a ora esaminata soprattutto
mediante la memorialistica. Con questa documentazione – i saggi di Insolvibile,
Donati, Rovatti e Dellavalle lo confermano pienamente – si ha la possibilità di analizzare
il fenomeno sia come storia di individui e delle loro difficili scelte, che come storia di una
generazione, di un pezzo della collettività italiana in un biennio cruciale, con ricadute,
in ogni articolazione, a cominciare da quella territoriale, non senza incrociare anche le
pieghe delle diverse stratificazioni sociali del paese.
Contemporaneamente, va riconosciuto agli studiosi coinvolti nel lavoro di essersi
confrontati, dandone conto al lettore, anche coi limiti di questa documentazione. Limiti
individuabili nell’ordinamento ancora parziale del fondo, nelle diverse modalità di gestire
pratiche e informazioni delle varie commissioni e anche nel fatto che in molti, pur
coinvolti nelle attività delle formazioni partigiane, preferirono non richiedere il riconoscimento.
Si tratta di una meritoria accortezza, che contribuisce a dare al lettore il senso di un
percorso di ricerca avviato e ancora aperto, ma che ha compiuto un importante passo in
avanti nella conoscenza complessiva della Resistenza italiana, ben oltre la prospettiva dei
territori e degli uomini del Mezzogiorno coinvolti.

Mario De Prospo