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La pesca delle spugne nel Mediterraneo (1900-1939). Produzione, commercio, mercati e legislazione

Franco Antonio Mastrolia
Napoli, Esi, 322 pp., € 36,00

Anno di pubblicazione: 2016

Solo dagli inizi degli anni ’90 del secolo scorso ha preso corpo anche in Italia un settore di studi sulla storia della pesca nel Mediterraneo, promosso principalmente da storici dell’economia e affrontato in quattro convegni internazionali che hanno dato spazio anche ad indagini sulle attività alieutiche specialistiche (pesca del tonno, del pesce spada, del corallo e delle spugne). In merito a quest’ultimo argomento, già nel secondo convegno di studi – gli atti del quale furono pubblicati da Giuseppe Doneddu e Alessandro Fiori, La pesca in Italia tra età moderna e contemporanea. Produzione, mercato, consumo (Sassari 2003) – Mastrolia anticipava un primo «resoconto» della sua indagine, confluita nella monografia La pesca delle spugne nel Mediterraneo del secolo XIX (Napoli 2003).
In questo nuovo volume l’a. sposta l’attenzione sui primi decenni del ’900, proseguendo la sua ricerca con un’analisi che spazia dall’attività di estrazione delle spugne alla domanda e distribuzione commerciale, alla legislazione volta a regolamentare la pesca e a disciplinare il lavoro degli addetti. Sulla falsariga del lavoro antecedente, la trattazione inizia con un quadro generale sulla distribuzione zonale e geografica dei banchi di spugne nel Mediterraneo per passare ai sistemi di pesca, ai natanti utilizzati, ai processi di lavorazione del prodotto che ancora nel ’900 restano sostanzialmente gli stessi del secolo precedente.
Lo studio si focalizza poi sulla documentazione concernente gli spazi marini di Lampedusa, della Tunisia, dell’Egeo, di Cirenaica e Tripolitania, con l’analisi in tre sezioni temporali (1900-1914; 1915-1929; 1930-1939) e l’aggiunta di un corredo di 42 tavole, elaborate dallo stesso a., intercalate nel testo, che restituiscono utili elenchi e statistiche sul numero di barche, sugli addetti ai lavori e sul movimento commerciale delle spugne in base a quantitativi del prodotto relativamente alle diverse aree geografiche di prelievo.
Il volume insomma si configura come utile complemento del precedente studio. Va rimarcata però la necessità, alla stregua delle altre poche indagini sulla storia della pesca marittima in Italia, messe a punto negli ultimi decenni, di una proiezione della conoscenza sul lungo periodo, con monitoraggi più attenti a partire dall’età moderna anche per questa pesca specialistica, da considerare una risorsa significativa nelle attività alieutiche del Mediterraneo. Al riguardo si conta già qualche interessante contributo; si pensi, in relazione alle spugne, al lavoro di Daniel Faget, L’écaille et le banc. Ressources de la mer dans la Méditerranée moderne XVI-XVIII siècle (Marseille 2017). Faget indica nell’«éponge de Méditerranée […] un produit non alimentaire dominant» (p. 45) e, denunciando la scarsità di testi sull’argomento, offre, con un’ampia raccolta di informazioni, un primo tentativo di colmare, per la storia delle attività alieutiche nel Mediterraneo, un settore d’indagine che, soprattutto in Italia (specie per l’età moderna), evidenzia un vuoto storiografico.

Maria Lucia De Nicolò