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La polizia nelle strade e nelle acque navigabili: dalla sicurezza alla regolazione del traffico

Livio Antonielli (a cura di)
Atti del convegno internazionale di studi (Abbiategrasso, 27- 29 novembre 2014), Soveria Mannelli, Rubbettino, 401 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2018

La ormai classica impostazione dei convegni sulla storia delle polizie organizzati da
Livio Antonielli, applicata questa volta a un tema che potrebbe apparire marginale, ha
illuminato gli effetti che il controllo del territorio e delle vie navigabili ha prodotto nel
tempo, a partire dal Medioevo, e i sistemi adottati dai governanti, nelle varie epoche, sia
per garantire la sicurezza dei viaggiatori e delle merci, sia, più recentemente, per regolamentare
il traffico e per contrastare il contrabbando a fini fiscali.
In epoca medievale, le soluzioni individuate furono di vario tipo: la costruzione di
nuovi insediamenti e fondazioni religiose per rendere più sicure le strade, o di torri di
guardia lungo le vie di comunicazione; l’utilizzo di pattuglie all’interno delle mura urbane,
incombenza talvolta condivisa con le Corporazioni di mercanti, ovviamente interessate
alla sicurezza, come mostra Beatrice Del Bo per l’Italia centro-settentrionale nei secoli
XIII-XIV; e soluzioni simili sono attestate nell’Italia nord-occidentale (Paolo Grillo), e
nell’area tosco-emiliana (Paolo Pirillo).
Per l’età moderna sono stati illustrati alcuni casi emblematici, quasi tutti relativi al
controllo sull’acqua, che si trattasse di mare o di laghi, di navigazione su fiumi e canali:
Matteo Barbano si è concentrato sulla vicenda della colonia inglese di Tangeri dal 1662 al
1684; Emiliano Beri, Paolo Calcagno e Danilo Pedemonte hanno descritto il caso genovese
e la necessità di proteggere i traffici dalle incursioni corsare, con fortificazioni lungo
le coste e un sistema costituito da galee in mare; Emanuele Pagano e Fabrizio Costantini
hanno esposto i risultati di ricerche sui controlli lungo i fiumi lombardi e Marina Cavallera
si è soffermata sulla regolamentazione del sistema annonario e sui controlli dei trasporti
sul lago Verbano. Il caso di Viareggio, divenuta sede di attività poliziesca e giudiziaria
proprio per garantire il controllo della circolazione, è stato esaminato da Matteo Giuli,
e sempre per la Toscana Andrea Zagli ha studiato il tema della transumanza come spinta
determinante per la nascita di una viabilità regolata di tipo doganale. Sulla polizia delle
strade in Sicilia tra ’700 e ’800 – unico saggio sul Meridione – si è concentrato Francesco
Ruvolo.
All’età contemporanea sono dedicati i saggi di Luigi Vergallo (La polizia francese e gli
assalti ai portavalori nella prima metà del Novecento: il caso di Marsiglia) e Flavio Carbone
(Controllo del traffico o delle persone? Le forze dell’ordine italiane e le vie di comunicazione
tra Otto e Novecento). Se Vergallo ha messo in luce le difficoltà della polizia francese nel
garantire il controllo del territorio, Carbone ha guardato alla nascita di sistemi di controllo
più regolari di strade, porti, ferrovie e stazioni da parte delle forze dell’ordine italiane,
anche attraverso la costruzione di nuove professionalità.

Giovanna Tosatti