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La prigionia nella Grande Guerra dai documenti della Santa Sede, della Croce Rossa e delle organizzazioni umanitarie

Alberto Monticone,
Udine, Gaspari, 268 pp., € 22,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il volume affronta un tema a lungo scarsamente frequentato dagli storici, ma che
negli ultimi vent’anni ha invece conosciuto l’attenzione che merita. Si può ben dire che
il volume di Giuliana Procacci, Soldati e prigionieri nella grande guerra (Roma, Editori
Riuniti, 1993) ha anticipato un trend che solo successivamente si è imposto a livello internazionale,
a smentita della presunta arretratezza della storiografia italiana sulla Grande
guerra.
Come dichiara in apertura lo stesso a., il libro non ha «alcuna pretesa di sistematicità
» e mira essenzialmente a «compiere qualche sondaggio relativo a tessere diverse» e a
«segnalare spunti di particolare interesse» (p. 9). In effetti il testo appare piuttosto disorganico,
costruito attraverso capitoli che hanno più l’aspetto di saggi autonomi, incentrati
su aspetti anche molto differenti del tema generale della prigionia nella prima guerra
mondiale. Si va infatti da un’introduzione generale sull’«universo concentrazionario» dei
campi di prigionia all’attività dell’Ufficio prigionieri della Santa Sede; dal sistema sanitario
nell’importante campo austriaco di Sigmundsherberg alla situazione dei prigionieri in
Russia restituita dalle testimonianze di un cappellano militare austriaco e di alcune donne
di alto rango che visitarono i campi su incarico della Croce Rossa o delle potenze neutrali;
dalle rappresaglie sui prigionieri ad opera di Francia e Germania ai risultati delle azioni di
soccorso di diversa ispirazione; dalle condizioni dei prigionieri austro-ungarici in Sicilia
alla pubblicazione di un giornale di prigionieri italiani a Sigmundsherberg. Temi anche
molto distanti, dunque, che difficilmente si sarebbero potuti comporre in un discorso
unitario e che solo in parte sono tenuti insieme dalle fonti utilizzate. Queste ultime sono
costituite in larga misura da documentazione rinvenuta presso l’Archivio Segreto Vaticano
e presso altri archivi italiani, svizzeri e tedeschi, che nel loro complesso restituiscono
l’azione di soccorso a favore dei prigionieri compiuta dalla Santa Sede, dal Comitato
internazionale della Croce Rossa di Ginevra e da altre organizzazioni umanitarie. Si tratta
di fonti in parte già utilizzate dall’a. nel suo precedente La croce e il filo spinato. Tra prigionieri
e internati civili nella Grande Guerra 1914-1918. La missione umanitaria dei delegati
religiosi (Soveria Mannelli, Rubbettino, 2013).
Il vero filo rosso che attraversa la maggior parte del volume è dunque rappresentato
dagli interventi umanitari organizzati in primo luogo da organismi ecclesiastici, assai
precoci nell’avvertire l’enormità del problema dei prigionieri e l’incapacità dei paesi in
guerra di rispondere adeguatamente all’inaspettata emergenza determinata dalla gestione
di centinaia di migliaia di uomini in cattività. La lettura del libro aiuta a comprendere
la vastità del campo d’indagine costituito dalla prigionia di guerra, nonché a individuare
possibili temi di ricerca, primo tra tutti quello della gestione dei prigionieri stranieri in
Italia e del loro rapporto con le società locali con cui vennero a contatto.

Andrea Di Michele