Cerca

la Rivoluzione sociale. Gli anarchici nella Resistenza a Milano

Mauro De Agostini, Franco Schirone
Milano, Zero in Condotta, 366 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2015

Gli autori hanno già pubblicato varie ricerche sull’anarcosindacalismo, oltre ad aver
collaborato con il Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani (Pisa, BFS, 2003-2004).
Il lavoro parte dalla lotta antifascista del primo dopoguerra e ricorda opportunamente
che il non piccolo movimento anarchico del biennio rosso venne quasi disperso
dal convergere della persecuzione dello Stato fascista e dell’esilio con la tragica guerra di
Spagna. Inoltre si dà conto del fatto che il mito sovietico attrasse la parte della militanza
più sensibile alla rivoluzione vincente.
Gli autori esaminano vari studi, in parte non pubblicati come la tesi di Rossella Di
Leo, molti documenti conservati presso il Fondo Ugo Fedeli ad Amsterdam, diverse interviste
a partigiani libertari sopravvissuti. Il tutto è sostenuto da una fitta bibliografia e dal
continuo confronto tra le fonti spesso divergenti, restituendo un quadro soddisfacente.
Subito dopo il 25 luglio 1943, i milanesi, tra cui Pietro Bruzzi reduce dalla Spagna,
partecipano ai comizi antifascisti improvvisati, ma l’iniziativa armata anarchica si
manifesta apertamente dopo l’ottobre del 1944. Poco prima si è riscontrato l’afflusso
di «una folta schiera giovanile» (p. 63), secondo il memoriale di Germinal Concordia,
un protagonista, talora discusso, della Resistenza milanese. Questa testimonianza risulta
però, come ben evidenziano gli aa., redatta nel 1975 e inoltre presenta diversi errori e
approssimazioni. Ad ogni modo è uno dei principali documenti considerati.
Un problema che si pone immediatamente agli anarchici milanesi, e che perdura
fino (e oltre) al 25 aprile 1945, è così definito dagli autori: da un lato i pragmatici,
«disposti a larghe intese con le altre forze proletarie», e dall’altro gli intransigenti, «avversari
di ogni compromesso e accordo con forze non anarchiche» (p. 67). Le formazioni
«Bruzzi-Malatesta», così definite dopo la fucilazione del reduce dalla Spagna, hanno grossi
problemi organizzativi e solo nell’immediata vigilia dell’insurrezione conterebbero «ben
1.300 effettivi» (p. 153), una stima che appare ottimistica ai due autori. La necessità
di stringere alleanze le porta, verso la fine del 1944, all’inquadramento nelle socialiste
Brigate «Matteotti» in forza, sempre secondo Concordia, della loro «mentalità aliena dai
settarismi» (p. 108).
Il libro affronta pure un aspetto molto delicato: le trattative con esponenti fascisti da
parte di Concordia, dirigente di una «colonna mista», e Corrado Bonfantini, comandante
delle «Matteotti». I capi repubblichini sarebbero disponibili per salvarsi dalla catastrofe
imminente. D’altra parte, sembra giustificarsi Concordia, si segue la linea delle «Matteotti
» che danno disposizioni per «far entrare nelle file della Pubblica Sicurezza elementi
fidati» (p. 128) al fine di ottenere informazioni preziose, liberare dei prigionieri e rifornirsi
di armi. La proposta spregiudicata viene bocciata dalla tendenza intransigente degli
anarchici milanesi, ma si realizza ugualmente e, a quanto pare, riesce a ottenere risultati
positivi soprattutto il 25 aprile 1945.

Claudio Venza