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La Rosa bianca: giovani contro Hitler

Lorenzo Tibaldo
Torino, Claudiana, 215 pp., € 14,90

Anno di pubblicazione: 2014

Dopo aver pubblicato volumi su diversi protagonisti, più o meno dimenticati della
Resistenza cristiana al fascismo (Willy Jervis, Jacopo Lombardini), Lorenzo Tibaldo, insegnante
di materie letterarie nella scuola secondaria superiore, affronta la breve storia della
Rosa Bianca e della sua opposizione al nazismo, vicenda nota anche a un pubblico non
specialistico grazie alle varie trasposizioni cinematografiche.
Dopo un breve capitolo introduttivo in cui vengono brevemente descritti i caratteri
principali della società tedesca e del regime nazista, il volume dedica a ognuno dei membri
della Rosa Bianca (Hans e Sophie Scholl, Christoph Probst, Willi Graf, Alexander
Schmorell e Kurt Huber) un capitolo, descrivendo la loro formazione intellettuale e il loro
approdo a posizioni antinaziste; l’a. insiste molto sugli aspetti dell’educazione familiare
e delle passioni intellettuali e sottolinea l’iniziale fascinazione per il nazismo di alcuni di
loro, influenzati da una certa estetica völkisch, alla cui diffusione nella società tedesca non
viene dato forse il giusto peso.
Ne risulta un ritratto intimistico e personale, in cui si descrive l’amore per la natura,
l’arte e la letteratura, e in cui forse troppo spesso la dimensione politica dell’opposizione
resta in secondo piano a favore di una dimensione prepolitica, morale e religiosa, dei
protagonisti.
Nei seguenti tre capitoli vengono invece analizzate le vicende legate alla formazione
del gruppo, alle attività di volantinaggio, al processo e alle condanne a morte che ne seguono,
insistendo anche in questo caso sullo spirito religioso dei giovani oppositori.
Il libro, ricostruendo il quadro generale della storia della Rosa Bianca a partire dalle
opere di Paolo Ghezzi, autore anche della prefazione, e di altri autori soprattutto italiani,
utilizza ampiamente frammenti di lettere e testimonianze degli appartenenti al gruppo e
dei loro amici e familiari.
Corredato di un ampio impianto fotografico e probabilmente pensato per un pubblico
non specializzato e non abituato a confrontarsi con i grandi dibattiti storiografici
intorno al nazismo, il volume manca di una più profonda contestualizzazione e tende alla
semplificazione nelle parti in cui affronta problemi centrali come l’atteggiamento delle
donne e degli uomini tedeschi nei confronti del regime, il consenso nei confronti del
regime totalitario, l’assenza di una resistenza di massa, la questione della colpa collettiva
(si veda il paragone tra Hitler e «…pifferaio di Hamelin che aveva condotto i fanciulli alla
perdizione incantandoli con il suono del suo strumento…», p. 39).
Nonostante questi limiti dovuti all’intenzione divulgativa, l’opera di Tibaldo rappresenta
una lettura scorrevole che mette bene a fuoco la vicenda della Rosa Bianca e dei
suoi protagonisti.

 Francesco Leone