Cerca

La Sardegna e la guerra di Liberazione. Studi di storia militare

Daniele Sanna (a cura di)
Milano, FrancoAngeli, 162 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il volume ricostruisce – come sostiene l’Issasco (Istituto sardo per la storia dell’anti- fascismo e della società contemporanea) che ne firma la Premessa – il ruolo dei «combat- tenti, in gran parte militari» sardi e delle «istituzioni militari» (p. 8) nella guerra di Libe- razione. In cinque contributi sono analizzate alcune vicende che hanno come protagonisti soldati e ufficiali sardi di stanza nell’isola nell’estate del 1943, o sorpresi dall’armistizio nel continente. Il lavoro vuole inserirsi all’interno del filone di studi sulla partecipazione dei meridionali alla Liberazione, cui gli aa. guardano avendo come riferimento principale il recente studio promosso dall’Anpi e curato da Enzo Fimiani, La partecipazione del
Mezzogiorno alla Liberazione d’Italia (1943-1945) (Le Monnier, 2016). L’appartenenza
regionale dei protagonisti viene individuata come elemento comune a storie che, a par- tire dal caso sardo, restituiscono al lettore la complessità del contesto italiano tra il 1943 e il 1945. Sanna e Sassu, basandosi su studi di storia militare, memorie militari e carte dell’Archivio dello Stato maggiore dell’Esercito, mettono a fuoco il tema del ruolo del Comando militare sardo, e del rapporto fra truppe e civili, fra armistizio e cobelligeranza.
L’isola nella crisi seguita all’armistizio fa da sfondo anche al saggio di Ledda, in cui sono brevemente ripercorse le tappe dell’evacuazione dall’isola delle truppe tedesche, quasi per nulla contrastata dall’esercito italiano.
Più articolato l’impianto del contributo di Falgio, che ricostruisce la partecipazione del giovane allievo ufficiale sardo Antonio Garau, «nome di battaglia Geppe» (p. 72), alla Resistenza nella zona del modenese, dove Garau giunge in fuga da Forlì dopo l’8 settembre. La fonte principale dell’a. è costituita da una memoria inedita dello stesso Garau (Diario di un giovane sardo che scelse di combattere per la libertà e per la democrazia), che, utilizzata da Falgio con rigore analitico, è di grande interesse per ricostruire tanto il contesto della Resistenza modenese – in cui spicca il contributo dei civili alla lotta di Liberazione – quanto, pur nella soggettività della memoria, il significato della scelta resi- stenziale. Nel caso di Garau, appare inoltre emblematica della complessità dell’esperienza di lotta partigiana dei meridionali la questione del «ritorno» in Sardegna. A Cagliari, finita la guerra, la comunità sembra disconoscere il valore dell’esperienza partigiana, isolando Garau che, solo in anni recenti, è tornato a raccontare pubblicamente la sua storia.
La crisi militare aperta dall’armistizio e la scelta dei militari sardi di stanza in con- tinente di non schierarsi con il fascismo costituiscono il tema anche del contributo di Manias e Sanna, che ritornano sulla drammatica vicenda dell’«eccidio di Sutri», dove, il 17 settembre del 1943, diciassette soldati sardi furono trucidati dalle truppe tedesche.
Chiude il volume, corredato da un’Appendice documentale, una mappatura della presenza di brigate intitolate a Gramsci durante la Resistenza. Scelta che, ci sembra, ebbe però poco a che fare con la «sardità» di Gramsci.

Manoela Patti