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La scuola trentina tra guerra e primo dopoguerra (1914-1924)

Paolo Marangon (a cura di)
Trento, Università degli Studi di Trento-Dipartimento di Lettere e Filosofia, 136 pp., € 12,00

Anno di pubblicazione: 2017

Quasi nessuno oggi sosterrebbe in ambito scientifico che la prima guerra mondiale
sia stata anche la quarta guerra di indipendenza; la percezione della natura e del ruolo dei
confini è essa stessa un costrutto storico che muta nel corso del tempo. Questo è particolarmente
vero nei territori che sono divenuti parte dello Stato italiano e per le province di
Trento e Bolzano in particolare che non sono state oggetto di spostamenti di popolazione
rilevanti più o meno volontari. In un’area come quella trentina la scuola, che ha nella zona
una lunga e buona tradizione, diviene il terreno principale della ridefinizione di una identità
che se è stabile da un punto di vista linguistico non altrettanto lo è dal punto di vista politico
e culturale. Si tratta di una costellazione di questioni che aveva già ricevuto una buona
attenzione da parte di vari studiosi in genere non accademici, basti ricordare i nomi di Lia
De Finis e di Quinto Antonelli che godono comunque di una buona visibilità scientifica ed
editoriale, in un territorio nel quale la storia locale gode ancora di ruolo pubblico e qualità
di impegni tutt’altro che disprezzabili. In questo contesto si inserisce questo volume curato
da Paolo Marangon, ricercatore di Storia della pedagogia, specialista soprattutto delle figure
di Fogazzaro e di Rosmini, che ha coordinato questa raccolta di saggi.
Il saggio di Andrea Dessardo, già autore di varie ricerche su tematiche contigue,
tra le quali spicca l’importante volume Le ultime trincee. Politica e vita scolastica a Trento
e Trieste (1918-1923) (Brescia, La Scuola, 2015), su La scuola nella Venezia tridentina
(1915-1922). La prospettiva «romana» assume il punto di vista della documentazione
pubblicistica e archivistica romana e trentina.
Il saggio di Quinto Antonelli, apprezzato studioso di questioni intorno alla Grande
guerra, ma in questo ambito autore, oltre che di vari saggi specifici, di una buona proposta
di sintesi come la Storia della scuola trentina. Dall’umanesimo al fascismo (Trento, Il
margine, 2013), è dedicato a «Spogliamoci di ciò che è ancora austriaco in noi!». La scuola
trentina nel primo dopoguerra.
Il saggio di Andrea Vitali, studioso di storia locale della scuola altoatesina, La scuola
tedesca in Trentino tra guerra e dopoguerra, mette a fuoco una vicenda particolare ma certamente
non priva di interesse nel contesto specifico.
L’ultimo saggio è quello di Alessandro Gentilini, giovane studioso specialista dell’argomento,
su La fine del periodo di transizione: Luigi Molina provveditore agli studi di Trento
(1923-1924), che analizza la fase di normalizzazione centralistica della vicenda anche a
seguito della riforma Gentile.
Il Trentino, come altre regioni italiane, ha una buona tradizione di erudizione locale,
che però mantiene un rapporto più intenso e fecondo con l’accademia e con i circuiti
di formazione degli insegnanti; questo volume ci pare che rappresenti una conferma di
queste caratteristiche, che vorremo essere più frequenti anche in altri casi «locali» di storie
«locali» della scuola.

Angelo Angelo