Cerca

La Sicilia e gli anni cinquanta. Il decennio dell’autonomia

Andrea Miccichè
Milano, FrancoAngeli, 262 pp., € 34,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il volume colma un vuoto che durava ormai da più di trent’anni, da quando cioè,
nel tomo de Le Regioni Einaudi, Giuseppe Giarrizzo aveva tratteggiato un affresco della
realtà socio-politica isolana del dopoguerra intitolato Sicilia oggi. A differenza, infatti, di
altri contesti per molti versi assimilabili a quello siciliano, come ad esempio la Sardegna,
la storiografia non aveva ancora indagato specificamente la storia politica e istituzionale
regionale.
L’intento, sin dall’Introduzione, è quello di mettere in relazione la parabola dell’autonomismo
siciliano con le vicende di altre regioni «centrifughe», in particolare quelle iberiche,
su cui l’a. si era già soffermato in altre ricerche. Tuttavia, proprio perché si tratta della
prima monografia «globale» sugli anni ’50 siciliani, l’analisi necessitava in partenza di un
quadro contestuale solido su cui innestare il secondo livello, di taglio più interpretativo.
La base di partenza è dunque una storia politica dei due decenni postbellici incentrata
su classi dirigenti, equilibri di partito, appuntamenti elettorali, manovre, alleanze,
strategie di governo, all’interno di un mutevole e «liquido» scenario politico, anche tra
correnti di uno stesso partito. Il ruolo indiscutibilmente più importante è giocato dalla
Dc di Aldisio, Alessi e Giuseppe La Loggia, capace sia di vincere la battaglia moderatoconservatrice
contro lo schieramento monarchico-qualunquista, sia di rinsecchire le spinte
al cambiamento sociale propugnate dal fronte social-comunista grazie alla gestione dei
processi di modernizzazione legati all’industrializzazione e all’infrastrutturazione, favoriti
dai programmi nazionali di spesa pubblica.
Sono proprio questi ultimi a dare significato e sostanza all’autonomia, la cui retorica
polisemica è messa a confronto in due narrazioni principali della Sicilia degli anni ’50: la
prima, forse la più nota, dettaglia un’antologia dell’arretratezza e della miseria, e si collega
sia al refrain dell’autonomia tradita propugnato dal Pci, sia alla militanza civile di figure
come Carlo Levi e Danilo Dolci. L’altra, veicolata soprattutto attraverso documentari e
cinegiornali, illustra da una prospettiva istituzionale e quasi propagandistica una Sicilia
modernizzata grazie proprio agli effetti dell’autonomia.
Gli anni ’50 sono assunti come il decennio ai cui estremi si dispiegano ascesa e declino
dell’autonomia. La periodizzazione adottata suddivide il decennio d’oro dell’autonomia
siciliana in quattro tempi: una genesi del processo autonomista, che coincide con
il problematico dopoguerra isolano, le due fasi centrali dell’autonomia, rispettivamente
contraddistinte dall’avvio del progetto di sviluppo industrialista (1951-1955) e dalla ricerca
di equilibri politico-istituzionali (1955-1957), e infine la parabola discendente che
coincide con il tramonto del tentativo milazziano di creazione di un arco politico trasversale
accomunato dal regionalismo, in una posizione dialettica rispetto a Roma.
In definitiva, si tratta di un volume di cui si sentiva il bisogno e che rappresenterà un
punto di riferimento per future, auspicabili ricerche sulla Sicilia in età repubblicana.

Melania Nucifora