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La siderurgia a Piombino. Impianti, politiche industriali e territorio dall’Unità alla seconda guerra mondiale nel contesto della siderurgia italiana

Angelo Nesti
Narni, Crace, 294 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2013

Il volume ricostruisce le vicende degli impianti siderurgici della cittadina toscana dalla metà dell’800 agli anni ’30 del ’900, a partire dalle prime due aziende che vi erano insediate, la Perseveranza e la Magona. Come esplicitato dal sottotitolo, l’a. si concentra in modo particolare sul tema delle politiche industriali e delle scelte produttive e tecnologiche, nonché su quello degli assetti e dei rimescolamenti societari. Viene così analizzato, nella realtà piombinese, il passaggio dall’officina ottocentesca, di dimensioni piccole o medie, dotata di capacità produttive parziali e con un assetto proprietario ristretto, tecnocratico e notabilare (esemplare in questo senso è la figura di Jacopo Bozza, fondatore e proprietario della Perseveranza), alla grande fabbrica di inizio ’900, a ciclo produttivo integrale, controllata da società anonime con il determinante influsso di capitali finanziari e delle partecipazioni bancarie.
La storia dell’industria siderurgica italiana, e nella fattispecie di quella piombinese, è legata a doppio filo al flusso delle commesse statali, militari e ferroviarie in special modo: anche da questo fattore, così come dalle contingenze del commercio internazionale, derivano le decisioni delle dirigenze locali, fino a giungere agli accordi di cartello del 1911 tra i maggiori produttori del paese e alla creazione del consorzio dell’Ilva, che arriverà a coprire il 90 per cento della produzione siderurgica italiana.
Il volume si chiude esaminando gli effetti della crisi del settore all’indomani della prima guerra mondiale, con un rapido accenno al rilancio determinato dalla politica autarchica messa in atto dal regime fascista negli anni ’30. Alcuni paragrafi sono dedicati alle ricadute territoriali degli impianti e ai rapporti tra dirigenze aziendali e governo locale, tema forse meritevole di un maggiore approfondimento. Le amministrazioni comunali cercarono di agevolare lo sviluppo industriale della città attraverso la messa in cantiere di infrastrutture di supporto (il potenziamento della viabilità stradale, l’ampliamento del porto), e si trovarono ad affrontare rapidissimi cambiamenti sociali – si pensi per esempio all’aumento impetuoso della popolazione dovuto all’attrazione di manodopera – con strumenti normativi, economici e culturali ancora inadeguati.
La ricerca compiuta da Nesti appare solida, e poggia su un apparato di fonti primarie e secondarie vasto e vario. L’a. effettua scelte molto opportune laddove la documentazione disponibile risulta carente, utilizzando per esempio le carte delle aziende concorrenti (è il caso delle Ferriere di San Giovanni Valdarno, dirette da Vilfredo Pareto), e riesce così a descrivere con efficacia alcune importanti dinamiche della storia dello sviluppo industriale italiano, anche al di là dello specifico caso maremmano.

Bruno Ziglioli