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La transizione difficile. Politica e istituzioni in Sardegna (1969-1979)

Giulia Medas, Salvatore Mura, Gianluca Scroccu
Milano, FrancoAngeli, 256 pp., € 34,0

Anno di pubblicazione: 2017

La «transizione difficile», politica e istituzionale che la Sardegna visse nel decennio
1969-1979 è il tema sul quale si sono cimentati gli aa., a partire dalla «legislatura sprecata
», la VI (1969-1974), analizzata da Medas, per proseguire in quella successiva (1974-
1979), di cui Mura esamina le riforme istituzionali, economiche e sociali e il tentativo
di governare la crisi tra il 1974 e il 1976, per poi concludersi nel triennio 1976-1979,
che Scroccu indaga dal punto di vista del rilancio della Rinascita e della breve ma intensa
esperienza dell’«Intesa autonomista».
Dopo le disillusioni del primo Piano di Rinascita, il decennio si apre con una «grande
volontà di cambiamento» (p. 13). Nell’isola la modernizzazione indotta da un’industrializzazione
esogena non aveva modificato le strutture sociali più profonde, soprattutto
nelle zone interne. Alla crisi che investì diversi settori produttivi, alimentando la
conflittualità sociale e accentuando il divario tra aree urbane e rurali, e alla crisi della
rappresentanza politica si accompagnarono la consapevolezza delle trasformazioni in atto
nella società occidentale, la crescita della sensibilità collettiva e l’apertura di un’inedita
fase di confronto politico e culturale. L’instabilità economica, sociale e politica indusse i
partiti a ripensare i termini della «questione sarda» per rilanciare l’autonomia attraverso
un modello di sviluppo meno squilibrato. Fu questa esigenza costruttiva, in un contesto
nazionale e internazionale mutato, a determinare uno sforzo di collaborazione tra forze
politiche, a eccezione del Msi, per ridefinire la programmazione attraverso la partecipazione
democratica, il decentramento e la riforma dell’amministrazione regionale. Una
difficile convergenza, «per affrontare la questione sarda in chiave unitaria e al di là delle
proprie rendite di partito o di subordinazione rispetto alle esigenze dei gruppi dirigenti
nazionali» (p. 18), che non si sperimentò più.
Terzo volume del progetto «Cinquant’anni di autonomia 1949-1999» diretto da Francesco
Soddu e promosso dal Centro studi autonomistici «Paolo Dettori», questo lavoro,
attraverso una pluralità di fonti, affronta questioni complesse e controverse, giacché le polemiche
politiche riemergono, a distanza, come questioni storiografiche. Merito degli aa. è il
dar conto delle diverse valutazioni delle scelte compiute dalla classe dirigente regionale – su
cui esiste ormai una qualificata letteratura scientifico-politica – cogliendo luci e ombre di
quella stagione di fermento e di riforme, e contestualizzando le vicende regionali nel quadro
dei grandi rivolgimenti nazionali e internazionali, come i movimenti studenteschi e femminili,
la crisi economica, il fenomeno terroristico, l’incipiente crisi dei partiti. È questo lo
sforzo che gli aa. hanno voluto compiere, convinti della necessità di un ripensamento dei
canoni interpretativi della storia della Sardegna. Allargando l’orizzonte dal locale al nazionale
e al globale i concetti di autonomia, sardismo, programmazione, rapporto centro-periferia
possono trovare nuove chiavi di lettura utili anche al presente.

Mariarosa Cardia