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La via del Nord. Dal miracolo economico alla stagnazione

Giuseppe Berta
Bologna, il Mulino, 295 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2015

L’a. riprende il tema del mutamento della società settentrionale dal secondo dopoguerra
a oggi, già affrontato in Nord (2008), con una prospettiva più pessimistica,
che spinge a considerare inesorabile il declino economico e sociale del Nord, non più
motore del paese. Berta analizza il mutamento seguendo quattro linee distinte: l’impresa,
il mondo del lavoro, la città e la politica, attingendo – più che ai dati quantitativi, ridotti
a una giusta essenzialità – alle analisi, alle testimonianze, alle idee dei protagonisti della
scena economica e politica, e utilizzando con acume anche le inchieste giornalistiche e la
narrativa.
Per spiegare l’involuzione l’a. ricorda come la piena affermazione della grande impresa
fosse stata uno degli elementi chiave del «miracolo economico», grazie alla crescente
integrazione europea e atlantica e al contestuale trasferimento tecnologico e ampliamento
dei mercati. Fiat, Olivetti, Eni, Cornigliano s.p.a. avevano dimostrato che la produzione
fordista era possibile anche in Italia. Certo, l’universo della piccola e media impresa era
rimasto strutturale nel tessuto economico, ma la novità era la grande impresa con la sua
forza organizzativa e l’obiettivo della trasformazione complessiva del paese. Dagli anni
’70, però, ovunque la grande impresa manifatturiera entra in crisi, in un quadro di crescente
terziarizzazione e di cambiamento tecnologico. Di fronte a queste sfide la grande
impresa italiana si rivela inadeguata, incapace di ripensarsi in un mercato diventato più
instabile e incerto.
Inizia così un lento declino, in termini di occupati e di quote di mercato. I nuovi
protagonisti degli anni ’80 – le imprese della moda, del design, dell’edilizia o le medie
imprese medium hi-tech dei vari distretti – non si assumono, osserva l’a., il compito di
ripensare i caratteri di un nuovo tipo di sviluppo economico e qui il Nord abdica dal suo
ruolo tradizionale di motore dell’economia nazionale.
Anche negli altri settori, come il mondo del lavoro e la politica, si palesano evidenti
limiti. Nel mondo del lavoro e delle sue rappresentanze, Berta riconosce soggetti in difesa,
o, come avviene a partire dall’autunno caldo, alla ricerca di una ridefinizione del potere in
fabbrica, spesso fine a se stessa. Oggi, in un contesto nel quale l’azione collettiva ha perso
smalto, e a fronte di cambiamenti radicali che hanno trasformato la natura del lavoro,
prevale una frammentazione individualistica. Una frammentazione volta al «particulare»
che contraddistingue anche la politica degli ultimi venticinque anni, sulla cui scena sono
apparse forze, come la Lega di Bossi o Forza Italia di Berlusconi, con scarsissima capacità
di ripensare i termini dello sviluppo economico e sociale nazionale. All’insegna, peraltro,
di un individualismo che ha indebolito il funzionamento dei meccanismi democratici.
L’emergere inquietante della criminalità organizzata, infiltrata nelle amministrazioni locali
e in specifici settori dell’impresa, è proprio da considerarsi una risultante dello smottamento
dell’etica pubblica.

Roberto Tolaini