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L’amore ai tempi del fascio. Un carteggio (1932-1939)

Patrizia Salvetti
Cava de’ Tirreni (SA), Marlin Editore, 288 pp., € 16,00

Anno di pubblicazione: 2014

Il libro di Patrizia Salvetti è costruito intorno a un ricco corpus di scritti (lettere,
diari, cartoline) che legano Lyda Iapoce (1914-1989) e Vittorio Palazzi (1915-1996),
due giovani della provincia anconetana che si erano conosciuti e innamorati alle scuole
superiori. Ostacolati dalle famiglie, soprattutto dal padre di lei, un ufficiale dell’esercito
convinto che la figlia potesse aspirare a un fidanzato e poi marito economicamente e
socialmente più «vantaggioso», i due si scrissero e costruirono il racconto di se stessi e
del proprio amore tra il 1932, anno dei primi approcci, e il 1939, quando si fidanzarono
ufficialmente. Salvetti è entrata in possesso di questo materiale quasi fortuitamente,
mentre sistemava una soffitta della coppia, suoi suoceri. Non è casuale, tuttavia, il modo
in cui questi scritti sono stati prodotti e conservati: come nota la stessa autrice, fin dalla
scrittura essi sembrano pensati come una fonte, con il compito di rendere testimonianza
non solo dell’amore che correva tra i due, ma anche delle loro personalità; lettere, foto
e cartoline vennero inoltre occasionalmente mostrate ad amici e parenti, e poi custodite
accuratamente e in ordine cronologico, già «sistemate» per la lettura.
Gli scambi epistolari tra i due, dunque, da una parte sono una fonte per leggere
l’intreccio tra fascismo di provincia e vita civile, come suggerisce Salvetti, con incursioni
nella storia di genere, dei giovani, dei sentimenti, dall’altra essi vanno letti come i tasselli
dell’accurata opera di autorappresentazione di una coppia – altrimenti anonima – sulla
scena pubblica. All’interno di questa operazione, la traduzione delle proprie pulsioni a
beneficio dell’ipotetico lettore si configura come uno degli elementi di maggiore interesse,
dal momento che racconta in filigrana cosa i due giovani credevano potesse convenientemente
essere trasmesso e comunicato di loro, delle passioni provate, del loro amore.
In questo senso il libro di Salvetti è certamente importante perché permette uno
sguardo ravvicinato a una relazione sentimentale durante una porzione degli anni del
fascismo. I documenti su cui si basa, le lettere quasi quotidiane che i due giovani si scambiano
per diversi anni, consentono poi di verificare concretamente – almeno nel caso di
questa coppia – come e se la cultura fascista sia entrata nell’intimità, ma anche le evoluzioni
personali che molti giovani fecero in quegli anni, rispondendo alle sollecitazioni
esterne. A questo proposito sembra importante sottolineare la figura di Lyda, inizialmente
e apparentemente schiacciata tra due prepotenti volontà maschili – quella paterna che la
vorrebbe allontanare da Vittorio e quella dell’innamorato che la incalza perché si sposi
con lui senza il consenso del genitore o, quantomeno, che gli «ceda» sessualmente –, ma
che in ultimo è quella che determina i tempi e le modalità del suo passaggio dal padre al
futuro marito attraverso una ingegnosa opera di mediazione tra se stessa e i due.

Laura Schettini