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Laura Cerasi – Gli ateniesi d’Italia. Associazioni di cultura a Firenze nel primo Novecento – 2000

Laura Cerasi
Franco Angeli, Milano

Anno di pubblicazione: 2000

La cultura fiorentina è stata finora studiata soprattutto in rapporto alle sue punte più alte: l’ambiente accademico delle antiche istituzioni (sulle quali peraltro si potrebbe ancora utilmente tornare) e del più recente Istituto di studi superiori da un lato e le avanguardie dall’altro. Laura Cerasi, che aveva già pubblicato diversi articoli sull’associazionismo culturale tra Otto e Novecento su riviste come “Studi storici” e gli “Annali dell’Istituto Storico Italo Germanico in Trento”, dà qui una veste conclusiva agli studi cominciati con il dottorato di ricerca. Offre così al lettore un quadro convincente del segmento intermedio, costituito da una fitta rete di associazioni culturali all’interno delle quali venivano elaborati alcuni temi centrali del dibattito politico e culturale e che rappresentavano – come scrive l’autrice – “un canale di riproduzione e di allargamento della classe dirigente” (p. 8).
La Leonardo da Vinci, la brigata degli Amici dei monumenti, l’Associazione per la difesa di Firenze, la Società per l’arte pubblica e altre iniziative ancora vengono dunque seguite nel loro radicarsi dentro il tessuto sociale della città e nel dipanarsi di un patronage aristocratico che domina largamente la scena fiorentina. L’élite tradizionale in effetti continua a “rimanere alla guida di un settore strategico per il mantenimento dell’egemonia e del controllo sociale come l’economia caritativa” (p. 188) e controlla istituzioni di vario tipo e orientamento, a partire da quelle culturali, che le consentono di allargare il proprio controllo e di cooptare una serie di uomini nuovi nell’ottica di un “rinnovamento nella continuità” (p. 189).
La vicenda di molti intellettuali del tempo viene quindi riletta alla luce dell’impegno concreto sul palcoscenico di una città che veniva caratterizzandosi in modo sempre più netto come città d’arte, di artigianato e di turismo. Il libro non si sofferma sulla produzione culturale degli intellettuali ma sulla loro attività di notabili cittadini, amministratori pubblici, organizzatori di cultura. Di Arturo Linaker – ad esempio -, che fu presidente del comitato fiorentino della Dante Alighieri, attento alla questione delle scuole per l’artigianato ed il commercio (ma contrario alle scuole tecniche), e personaggio presente in moltissime iniziative di cultura, vengono ricostruiti anche l’attività in Consiglio comunale, l’impegno nella riorganizzazione della Pia casa di lavoro e la direzione dell’Associazione generale degli impiegati civili, la “più importante organizzazione dei ceti medi impiegatizi”(p. 67).
Gli “indizi di cambiamento” (p. 176) che attraversarono Firenze nel primo decennio del secolo e che sembravano configurare una modernizzazione che vedeva crescere i ceti operai e impiegatizi e le loro organizzazioni sono ben tenuti presenti dall’autrice, che segue con attenzione le risposte che ad essi vennero date e, giungendo fino alle soglie della guerra, coglie il terreno sul quale agì il movimento nazionalista e le modalità della mobilitazione.

Ilaria Porciani