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Laura Francesca Sudati – Tutti i dialetti in un cortile. Immigrazione a Sesto S. Giovanni nella prima metà del ‘900 – 2008

Laura Francesca Sudati
prefazione di Anna Treves, Milano, Guerini e Associati, 367 pp., euro 29,00

Anno di pubblicazione: 2008

La ricerca dà un contributo innovativo alla storia dell’urbanizzazione perché mette al centro della formazione e dello sviluppo della città industriale l’analisi della mobilità della popolazione. La popolazione di Sesto è sostanzialmente costituita tutta da immigrati. Non ha senso perciò parlare di una polarizzazione tra autoctoni e forestieri, ma piuttosto è più utile guardare alla città come a un teatro di continui movimenti in entrata e in uscita. Come fa notare Treves nella prefazione, la storia della città, di ogni città, è indissolubilmente legata alla migrazione e questo libro ha il merito di dimostrare questa realtà troppo spesso trascurata dagli studi.L’a. mette in luce il carattere temporaneo di una parte rilevante dell’immigrazione, volta a sfruttare le potenzialità della città per un periodo limitato di tempo, con il progetto di tornare prima o poi al paese. I dati presentati mostrano in tutta la loro evidenza il carattere «rotatorio» dei flussi migratori: la popolazione di Sesto San Giovanni nella prima metà del ‘900 è una popolazione mobilissima. È lo stesso quadro delineato da Franco Ramella per la realtà torinese degli anni tra le due guerre (Variazioni sul tema delle donne nelle migrazioni interne. Il caso di Torino negli anni ’20 e ’30, in A. Arru, D.L. Caglioti e F. Ramella, Donne e uomini migranti, Roma, Donzelli, 2008) e, come per il grande centro industriale piemontese, un turn-over così imponente della popolazione pone importanti interrogativi alla ricerca storica sulla società industriale in sviluppo. La circolazione di individui tra la campagna e la città e viceversa è un fenomeno che gli studi dovrebbero approfondire.Il turn-over degli immigrati ha un riscontro nel comportamento della manodopera delle grandi fabbriche, studiato nel dettaglio da Sudati grazie a fonti aziendali molto ricche. Le pagine dedicate a questo tema sono di notevole interesse. Usando interviste e altre fonti qualitative, l’a. sottolinea il ruolo delle reti sociali nel reclutamento, che analizza introducendo elementi preziosi di conoscenza.Un’annotazione a margine riguarda le donne su cui la ricerca fornisce informazioni interessanti. Un esempio è l’uso che fanno degli spazi abitativi: nelle corti cittadine, in cui le famiglie contadine vengono trasferite per far posto alle nuove costruzioni intorno a Sesto, le donne svolgono una serie di attività, anche retribuite, in un ambiente di vicinato che ricalca esattamente quello che hanno lasciato nelle cascine da cui provengono. Inoltre, il ruolo attivo delle donne emerge di volta in volta nelle varie fasi della migrazione. Sono spesso loro, ad esempio, a mobilitare le risorse relazionali necessarie per permettere ai familiari di accedere a un’occupazione. Il fatto che l’impiego in fabbrica sia riservato pressoché esclusivamente ai maschi non significa che le donne siano assenti dal mercato del lavoro. Le occupazioni irregolari in cui tipicamente sono impegnate mogli e madri di famiglia permettono di raggiungere segmenti sociali esterni alla classe di appartenenza e possono quindi risultare cruciali nelle strategie migratorie delle famiglie.

Anna Badino