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Le origini di Internet

Tommaso Detti, Giuseppe Lauricella
Milano, Bruno Mondadori, 232 pp., € 23,00

Anno di pubblicazione: 2013

Negli ultimi anni anche in Italia la storia contemporanea ha cominciato a misurarsi con nuovi aspetti dello sviluppo della nostra vita attuale e questo volume dedicato all’origine di Internet ne è una positiva riprova. Con acribia filologica, gli autori ripercorrono le tappe di sviluppo della rete, ricostruendo la dialettica tra esigenze scientifiche, militari e commerciali che ne ha consentito la nascita e lo sviluppo. In questo contesto gli autori fanno emergere la superiorità del meccanismo cooperativo-competitivo del sistema della ricerca americano e della capacità di pensare in termini interdisciplinari. Il punto di partenza nella costruzione della rete fu infatti l’interesse per il funzionamento delle reti neuronali. Nello stesso tempo viene confermato il ruolo decisivo giocato dalla guerra fredda e dagli interessi militari nel favorire lo sviluppo della rete Arpanet e della tecnologia a rete che ne è stata la base. Tale sviluppo però – e questo è il secondo aspetto interessante – non sarebbe stato possibile senza il sistema universitario americano e un rilevante investimento pubblico, a riprova di quanto importante sia il ruolo pubblico come motore di modernizzazione tecnologica soprattutto se in grado di integrarsi con le esigenze economiche. Nata quindi per la convergenza di esigenze scientifiche e militari, la rete è in seguito cresciuta grazie al peso degli interessi commerciali sostituendo o integrando le esigenze militari e scientifiche.
Se lo sviluppo della rete si configura come un processo frutto del convergere di approcci diversi (dalla ricerca verso l’integrazione uomo-macchina, alla comunicazione peer-to-peer di cui la posta elettronica è un esempio), tale convergenza è stata influenzata però anche da fattori contingenti. Nel caso del protocollo Transmission Control Protocol TCP/IP, per esempio, il suo successo rispetto al protocollo Open System Interconnection derivò – sottolineano gli autori – dal fatto che il primo «era una soluzione funzionante», il secondo una «standardizzazione ex ante». La stessa rapidità di sviluppo della rete spinse verso soluzioni a volte meno sofisticate di altre, perché in grado di rispondere immediatamente alle esigenze dei fruitori.
Il volume non dimentica poi di affrontare il problema della sicurezza e dei pericoli della rete. Attraverso la ricostruzione del caso Pyle, un ex ufficiale che rivelò la schedatura di militanti politici, o della vicenda dei Pentagon papers pubblicati dal «New York Times», una sorta di WikiLeaks ante litteram, gli autori mostrano come le potenzialità della rete presentino anche aspetti problematici (sicurezza dei dati, possibilità di controllo e violazione della privacy, accesso democratico alla rete) che interagiscono con i processi di costruzione della cittadinanza e di partecipazione democratica in forme ancora, in larga misura, da analizzare.

Stefano Cavazza