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Leandra D’Antone – Senza pedaggio. Storia dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria – 2008

Leandra D’Antone
Roma, Donzelli, V-131 pp., euro 14,50

Anno di pubblicazione: 2008

Libro agile e denso, scritto con una narrativa piana ma ricca di significati e sfumature, che ricorda certi passi di Una storia semplice di Sciascia. La storia delle infrastrutture appare qui in una delle sue forme migliori, strumento cioè di comprensione e analisi delle più ampie scelte economiche e politiche di un’intera nazione. Si conferma così una nuova tendenza della storiografia nazionale ad affrontare il tema della storia dei trasporti, dopo i pioneristici lavori di Carlo Mochi e Andrea Giuntini (ma merita citare anche gli ultimi lavori di Federico Paolini).Viste in trasparenza, le vicende della Salerno-Reggio Calabria ci mostrano infatti culture e modelli d’azione delle politiche rivolte al Mezzogiorno, offrendoci un quadro contraddittorio delle politiche autostradali nel Sud d’Italia. La «tradizionale» dicotomia Nord/Sud viene così confermata, laddove a nord della linea Salerno-Bari l’azione infrastrutturale risultava coerente ed efficace, mentre al di sotto di quell’asse l’Iri non volle assolutamente avventurarsi; lo Stato decise così di accollarsene in toto i costi e impose la costruzione all’Anas, senza prevedere alcun pedaggio (da cui il titolo del libro). Infrastruttura nata dunque da un dio minore e fino ad ora rimasta tale, nonostante l’impressionante impegno nella sua costruzione in una delle più impervie aree d’Italia. Se infatti l’autostrada fu un’epopea ingegneristica (trattata con forse troppo poco distacco nel volume) i suoi difetti di tracciato e costruttivi sono evidenti. Le spinte particolaristiche e gli interessi delle lobby locali fecero sì che l’autostrada corresse nell’entroterra, con continui cambi di pendenze e con costi faraonici. Un’occasione persa per il Sud d’Italia, insomma, dove la miopia delle élites locali fece della Salerno-Reggio una infrastruttura a mezzo servizio. Non mancano nel testo i riferimenti alle «modeste» (e prontamente accondiscese) apparizioni della malavita organizzata nel settore degli appalti pubblici, anticamera di una pratica oggi incomparabilmente più persuasiva. E, correttamente, la storia dell’autostrada senza pedaggio è vista in un’ottica interregionale, cogliendo l’insipienza delle élites siciliane, del tutto disattente ad ogni seria politica dei trasporti di rango sovra-regionale, nonostante l’enorme incremento delle merci movimentate nel secondo dopoguerra (e nonostante i primi progetti di ponte sullo Stretto).Lasciano un po’ perplessi i commenti sull’Anas del primo dopoguerra come ente «di grande prestigio, sia sotto il profilo amministrativo che tecnico e gestionale» (p. 6): se è vero che il disegno autostradale anche nel caso della Salerno-Reggio ? per quanto audace ? fu disorganico e datato fin dalla sua formulazione. Si delinea piuttosto con precisione l’azione di governance svolta dal governo nazionale, abilissimo nel destreggiarsi tra le pressioni egemoniche dell’Iri e la tutela del ruolo di controllo e indirizzo (anche in senso clientelare) proprie dell’Anas.

Massimo Moraglio