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Lenzo Lenzi – Lotta al modernismo e attività pastorali. Il card. Lorenzelli arcivescovo a Lucca (1905-1910) – 2002

Lenzo Lenzi
Pisa, Ets, pp. 378, euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2002

Il volume costituisce l’ultimo frutto della vasta serie di pubblicazioni dedicate da Lenzi alla storia della Chiesa lucchese dalla metà dell’800 alla metà del ?900 (ricordiamo tra gli altri i lavori su monsignor Arrigoni, arcivescovo negli anni del Risorgimento e monsignor Bartoletti, vescovo ausiliare e poi ordinario negli anni del Vaticano II). Ora vengono studiate figura ed opera pastorale del cardinal Lorenzelli, arcivescovo dal 1905 al 1910 dopo essere stato internunzio in Olanda, nunzio a Monaco di Baviera e in Francia. A Parigi aveva dovuto affrontare un momento particolarmente difficile nelle relazioni tra Chiesa e Stato, culminate nelle leggi di separazione, e ? come ha scritto Aubert ? si era mostrato molto inferiore ai suoi compiti. Secondo Lenzi la destinazione a Lucca, diocesi importante ma non di primissima scelta, si può interpretare come una soluzione adatta ad un diplomatico che non si voleva premiare ma neanche umiliare. Lorenzelli, secondo l’attenta e documentata ricostruzione di Lenzi, si rivela un conservatore, rigido seguace del tomismo, portato ad eccedere in prese di posizione autoritarie; con l’aggravante di un carattere spigoloso, non privo di momenti di collera. La sua azione repressiva culmina nella lotta ai modernisti. In una pastorale di commento alla Pascendi di Pio X (1907) questi vengono definiti dal cardinale ?figli della superbia e della perdizione?, ?figli del diavolo?, ?iniqui ciarlatani ed impostori? (p. 207). Di modernisti, o supposti tali, non ve n’era certo un gran numero a Lucca e a Viareggio. Lenzi ne indica le caratteristiche con una ricerca documentata e con giudizi equilibrati. Spesso con l’etichetta di modernisti erano oggetto di persecuzione i seguaci di Murri. Lorenzelli si impegna in una lotta, piena di incomprensioni, contro i democratici cristiani lucchesi, che si riconoscevano nel settimanale ?La Squilla? e nell’ambiente costituivano una minoranza. Uno dei principali motivi di controversia era dato dalla rivendicazione che questi avanzavano di una loro ?autonomia? nell’azione politica rispetto alla gerarchia ecclesiastica. Ma la durezza dell’arcivescovo si esprime più in generale anche nei confronti del clero. Lo suggerisce, sia pure con discrezione, anche un visitatore apostolico. Nel 1910 ?L’Esare? dava notizia di una Lettera aperta attribuibile ad uno o più ecclesiastici lucchesi in cui si esprimevano giudizi molto pesanti sul conto dell’arcivescovo: ?Si videro allora parecchi vecchi parroci messi sul lastrico per sorpresa o peggio con mezzi indegni; altri, decoro della diocesi, costretti ad andarsene, mentre intanto le migliori parrocchie si videro riempite d’inetti? (p. 355). Lenzi traccia in definitiva il quadro di un rapporto molto difficile tra la diocesi di Lucca e il cardinale. Fatto tanto più significativo in quanto la diocesi aveva caratteristiche fortemente tradizionaliste, come l’autore mostra in numerosi scorci di grande interesse.

Pier Giorgio Camaiani