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Leonardo Calossi – Anmerkungen zu einer Internierung in Deutschland 1943-1945. Zwangsarbeit am Beispiel eines italienischen Militärinternierten bei Kugelfischer – 2003

Leonardo Calossi
Ebertshausen, Rudolph & Enke, pp. 191, s.i.p.

Anno di pubblicazione: 2003

Il sottufficiale Calossi ? che l’8 settembre si trovava a Tirana ? fu uno degli oltre 600.000 soldati italiani presi prigionieri dalla Wehrmacht.
Gli internati militari appartenevano a quei gruppi di stranieri che i nazionalsocialisti trattavano peggio. Come reazione all’armistizio dell’8 settembre 1943, considerato ?tradimento?, essi venivano puniti, umiliati e scherniti come ?badogliani?. Tale fu la sorte che dovette subire anche Leonardo Calossi. Dopo un’odissea attraverso diversi campi di prigionia nel Governatorato generale e nella Bassa Slesia giunse alla fine di ottobre 1943 a Landeshut con il compito di costruire le officine dell’azienda Kugelfischer. Egli descrive in modo molto articolato le dure condizioni di lavoro, aggravatesi con l’introduzione di turni di notte, il rapporto tra tedeschi e italiani, lo stato permanente di fame e la realtà di vita degli altri gruppi di stranieri e dei reclusi del campo di concentramento. Non di rado, al limite della disperazione, temette di non sopravvivere alla fine della guerra. Con il passaggio allo status di civile, nell’autunno 1944, la sua condizione migliorò per breve tempo. In particolare egli mette in risalto come fattori positivi del congedo: la maggiore libertà di movimento, il miglioramento del vitto e la regolare retribuzione. Riacquistò forze e coraggio. Questi vantaggi durarono tuttavia solo pochi mesi. Con l’anno nuovo si riaggravò la sua situazione. Nel febbraio 1945 giunse, insieme ai macchinari smontati, a Schweinfurt, dove trascorse le ultime settimane di guerra presso l’azienda Kugelfischer.
Questo libro di memorie di estremo valore è stato già pubblicato nel 1987 a Firenze. Calossi fu spinto a trascrivere le sue esperienze in seguito ad un convegno dell’Associazione nazionale ex internati nel 1985 a Firenze. Qui lo storico militare Giorgio Rochat, in una conversazione con l’autore, aveva lamentato il numero relativamente esiguo di memorie di ex soldati e sottufficiali invitandolo quindi a trascrivere i suoi ricordi. A differenza dell’Italia, dove il tema viene dibattuto da metà degli anni Ottanta, l’opinione pubblica tedesca ha a lungo ignorato la sorte degli internati militari. Tanto maggiore è quindi il merito dell’?Iniziativa contro la dimenticanza-Lavori forzati a Schweinfurt? nell’aver intrapreso la traduzione di queste memorie quanto mai istruttive.
Ciò che rende questo libro così interessante è la combinazione tra l’impressionante testimonianza diretta e una seconda parte storico-strutturale, in cui vengono messi in luce le condizioni di vita e lo status degli internati militari, gli studi locali sul campo principale di Görlitz e sul punto di smistamento di Landeshut, i bombardamenti da parte degli alleati e la situazione dei circa 10.000 forzati a Schweinfurt. Questi contributi sono basati su intensive ricerche nel Museo della città polacca di Kamienna Gora, già Landeshut, e nell’Archivio del Memoriale del campo di concentramento di Gross-Rosen e l’ottantanovenne Calossi li ha presentati, con vivo interesse dei media e dell’opinione pubblica, nel marzo 2003 nel Municipio di Schweinfurt.

Gabriele Hammermann