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Letizia Argentieri – Tina Modotti. Fra arte e rivoluzione – 2005

Letizia Argentieri
Milano, Franco Angeli, pp. 320, euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2005

A distanza di due anni dalla precedente versione inglese, la Argentieri presenta in edizione italiana l’accattivante vita della fotografa e militante comunista friulana Tina Modotti, in un testo in cui il rigoroso metodo storico si sposa perfettamente con le specificità della narrazione biografica: ?senza questo libro avrei forse abbandonato ? commenta l’autrice ? ciò che Simon Schama chiama ?l’importanza della narrativa come conduzione elementare di spiegazione storica’? (p. 22). In un’accurata introduzione Claudio Natoli attribuisce all’opera ?spiccati elementi d’originalità? (p. 11), che direi riconducibili a un’esaustiva ricostruzione della dimensione politica, intellettuale e artistica della Modotti più che a nuovi apporti conoscitivi alla sua biografia. Stupisce la ricchezza della documentazione utilizzata, che spesso comporta il rischio di far scomparire tra le informazioni il soggetto della biografia, ?limite’ a cui fa da contraltare il pregio di una narrazione unitaria che esclude la contrapposizione, spesso creata in altre biografie, tra l’artista Modotti e la militante del movimento politico internazionale.
Nell’analizzare l’articolazione del testo, che segue le diverse stagioni della vita della Modotti, cattura l’attenzione l’accorta ricostruzione degli anni californiani (1913-1923) e il modo in cui l’abbondante materiale giornalistico impiegato dall’autrice contribuisce a fornire una suggestiva e particolareggiata descrizione della comunità italiana nelle regioni ?pioniere’ occidentali, così come della realtà socio-culturale degli anni di formazione professionale della Modotti nel mondo del teatro prima e del cinema hollywoodiano poi. Lo stesso livello di profondità raggiunge la trattazione degli anni messicani, che nell’economia del testo occupano il maggior numero di pagine, raccontati emotivamente attraverso The Daybooks of Edward Weston e una diversificata pubblicistica non esclusivamente messicana. Alla fotografia, perno della vita trascorsa in Messico dall’artista, l’Argentieri dedica un capitolo a parte, sebbene le fotografie avrebbero potuto rappresentare il naturale commento della progressiva maturazione personale, professionale e politica della fotografa. In uno spazio ben più ridotto vengono invece trattati i nove anni che la Modotti trascorse dal 1930 tra Berlino, Mosca e la Spagna. La descrizione della sua partecipazione alla guerra civile spagnola risente, inoltre, di un minor approfondimento dovuto sia alle scarse testimonianze della sua attività in Spagna, sia all’ampio spazio che l’autrice dedica a valutazioni storiche sulla dimensione internazionale del conflitto, sulle lacerazioni interne al comunismo, come pure su alcuni dei suoi protagonisti ? Vittorio Vidali specialmente ? che, seppur di grande interesse, portano a un ridimensionamento della presenza della Modotti in quel contesto. Rimane comunque notevole il merito di Letizia Argentieri che è stata capace di presentare la vita della Modotti a trecentosessanta gradi, sotto i riflettori di una scrittura demistificatrice, sottraendola alle leggende del noir, come, per esempio, all’immagine di una ?Mata Hari del Comintern?.

Laura Branciforte