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Liberalismo e intervento pubblico. Giusep- pe Di Nardi nella storia italiana del Novecento

Gaetano Sabatini, Marco Zaganella (a cura di),
Soveria Mannelli, Rubbettino, 265 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2015

Il libro accoglie gli interventi al convegno organizzato dalla Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, nel 2011, nel centenario della nascita dell’economista pugliese, il cui contributo alla teoria e, soprattutto, alla pratica della politica economica è rimasto pres- soché ignoto fino al lavoro del 2013 di Marco Zaganella. Su Di Nardi storico-economico
– a. di un’importante ricerca sulle banche di emissione tra 1861 e 1943, realizzata su incarico di Luigi Einaudi – ragionano Leandro Conte e Gaetano Sabatini.
Zaganella ne ricostruisce l’apprendistato di economista negli anni ’30: il suo primo maestro Giovanni Demaria lo accosta ai temi dell’economia dinamica e dell’indetermi- nazione e alle teorie liberiste, dalle quali Di Nardi via via si allontanerà per approdare alla concezione di un ruolo attivo dello Stato nelle politiche di sviluppo – poi attuato, sia nel neocostituito ufficio studi della Banca d’Italia tra 1936 e 1941, sia in altre istituzioni dell’economia corporativa – e avvicinarsi, sotto il profilo dottrinale, alle posizioni del corporativismo non degenerato nel dominio della burocrazia di Giuseppe Ugo Papi. La distanza tra approccio liberista di Demaria e difesa dinardiana di una programmazione economica, che non coarti l’iniziativa privata, emerge dal confronto tra la relazione di Demaria, L’ordine nuovo e il problema industriale italiano del dopoguerra (al noto convegno di Pisa del maggio 1942) con gli scritti di Papi e Di Nardi del 1940-1943.
Giovanni Farese indaga il contributo dinardiano alla prassi autarchica, declinata in Italia come politica «grande-industrialista» finanziariamente sostenibile. Sul docente di Economia politica all’Università di Napoli, che dal 1953 porta la sua esperienza negli enti di programmazione economica nel dibattito (e nella pratica) sull’intervento pubblico per lo sviluppo del Mezzogiorno – e dopo peraltro aver creato l’ufficio studi della neonata Cassa per il Mezzogiorno, diretto l’ufficio studi del Banco di Napoli e rifondato la rivista
«Rassegna Economica» – si concentra Francesco Dandolo. Simone Misiani ne sottolinea la visione «liberale» (ispirata a Demaria, Einaudi e Roepke) dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno evidenziandone la critica alla programmazione economica del centrosi- nistra (d’accordo con Paolo Baffi e Vera Lutz contro Pasquale Saraceno), e polemizzando col suo allievo marxista eterodosso Augusto Graziani. Alla messa a fuoco del personaggio contribuiscono Piero Barucci, Antonio Marzano, Luigi Paganetto, Gaetano Rasi e Gio- vanni Sabatini. Una selezione di testi del periodo 1942-1983, conservati nella Fondazione promotrice del convegno, chiude il volume consentendo al lettore di cogliere la complessa evoluzione del pensiero e delle posizioni politiche dell’a.

Achille Puggioni