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Libertà. Progresso e decadenza. La storiografia di Sismondi

Maria Pia Casalena
Bologna, Bononia University Press, 2016, 206 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2016

Dopo un lungo oblio la figura e l’opera di Jean Charles Leonard Simonde de Simondi
hanno conosciuto – a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso – una riscoperta
a 360 gradi che ha riguardato tanto la sua attività di economista quanto quella di costituzionalista
e quella di storico. Proprio su quest’ultimo aspetto si concentra lo studio di
Maria Pia Casalena, lei stessa tra le maggiori studiose dell’autore ginevrino e curatrice
dell’edizione di alcune sue opere.
Non che in passato sia mancata l’attenzione per Sismondi storico ma il volume di
Casalena ci offre per la prima volta uno studio monografico volto a indagarne a tutto tondo
la produzione. Il lavoro di Casalena parte dalla contestazione del giudizio sostanzialmente
liquidatorio dell’opera di Sismondi formulato da Eduard Feuter nella sua classica
Geschichte der neueren Historiographie, per il quale il ginevrino sarebbe da una parte restato
troppo ancorato ad un’attardata cultura illuministica mentre dall’altra non avrebbe
arricchito la propria analisi storica delle riflessioni che pure era andato maturando come
costituzionalista e – soprattutto – economista (p. 9). Un giudizio che viene smontato con
acribia filologica dall’a. a favore delle tesi di Boris Reizov «secondo il quale il ginevrino
non può essere pienamente ascritto né agli illuministi né ai romantici» (p. 26).
Il lavoro del ginevrino sarebbe quindi caratterizzato da una parte da una dialettica
costante tra la cultura illuministica e quella romantica, esemplificata dalla tensione tra
«storia della Libertà» e «storia delle nazionalità» che attraversa gran parte della sua opera,
e dall’altro da un continuo intreccio tra ricerca storica e ricerca economica e costituzionale,
ma anche tra riflessione teorica e suggestioni provenienti dall’evoluzione della realtà
politica e sociale. Una chiave interpretativa suggestiva e convincente che l’a. decide però
di non tematizzare ma di lasciare emergere – «sismondianamente» – direttamente dalla
narrazione.
Il volume si sviluppa così in quattro ampi capitoli dedicati a una disanima analitica
dell’intera opera storiografica di Sismondi: il primo e il terzo alle opere più conosciute:
l’Histoire des République Italiens du moyen âge e l’Histoire des Français, il terzo alla produzione
più «eccentrica»: la Littérature du Midi, le voci per la Biographie Universelle e l’Encyclopédie
des gens du monde, e il romanzo storico Julia Severa infine il quarto all’Histoire
de la chute de l’Empire romain.
Proprio quest’ultimo volume formerebbe – insieme alle Études sur les constitutions des
peuples libres e alle Études sur l’économie politique – una sorta di ‹trilogia ideale» del pensiero
sismondiano, rappresentandone di fatto, nonostante il suo carattere esplicitamente
divulgativo – o forse proprio per questo – la «summa del proprio itinerario storiografico»
(p. 165).

Pietro Finelli