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Libia 1911-1912. Immaginari coloniali e italianità

Gabriele Proglio
Milano, Le Monnier, 439 pp., € 29,00

Anno di pubblicazione: 2016

Il volume offre una ricostruzione della formazione degli immaginari coloniali e nazionali creati e diffusi in Italia in relazione alla guerra italo-turca del 1911-1912.
Il testo si apre con una disamina dedicata al ruolo della guerra italo-turca nella storiografia sul colonialismo italiano e in quella sulla storia d’Italia. L’a. propone il testo come un tentativo di riconsiderazione degli effetti provocati dalla guerra in questione sia sull’immaginario coloniale nella società italiana, che su quello legato alla costruzione identitaria in senso nazionale.
Nel primo capitolo viene ricostruito l’immaginario sulla Libia diffusosi in Italia nel periodo precedente a quello del conflitto. In questa parte, il testo analizza le modalità di rappresentazione della Tripolitania come spazio allo stesso tempo lontano e vicino rispetto all’Italia, e mette in evidenza come la Libia venga costruita nell’immaginario attraverso il discorso olitico che immediatamente precede il conflitto.
Il secondo capitolo è dedicato all’analisi della relazione tra conquista coloniale e reinvenzione della nazione. L’a. mette in rilievo come, nel lungo processo di costruzione della nazione, la guerra per la conquista della Libia giochi un ruolo di rilievo, divenendo la concreta realizzazione dei miti fondativi, di Roma, del Risorgimento e della Grande Italia, ai quali fino al momento del conflitto italo-turco si era dato vita soltanto a parole.
Nel terzo capitolo, l’a. ricostruisce il processo di sacralizzazione della patria connesso al conflitto italo-turco. Il testo pone sotto analisi il complesso di ritualità religiose e laiche che accompagnarono e caratterizzarono il conflitto, concentrandosi soprattutto sull’analisi delle omelie pronunciate in commemorazione dei caduti italiani nel conflitto.
Il quarto capitolo si sofferma sulle modalità di trasmissione della rappresentazione della Libia e del conflitto verso gli scolari e, più in generale, nella letteratura per ragazzi. Nel processo di militarizzazione dei corpi, l’a. individua nel 1912 un momento di passaggio dalla rappresentazione del conflitto come finzione, a quella come realtà. In particolare, nell’analisi delle pagine del «Corriere dei piccoli», l’a. rileva come nel 1912 le metafore lascino lo spazio ad ambientazioni più realistiche, e gli scenari delle storie si spostino dalla penisola ai luoghi del conflitto.
Il quinto e ultimo capitolo si apre all’analisi del conflitto nella letteratura italiana coeva. I lavori di Gabriele D’Annunzio, Giovanni Pascoli, Filippo Tommaso Marinetti, Ezio Maria Gray e Matilde Serao vengono presi in esame per dare conto al lettore delle diverse modalità con le quali il conflitto, l’idea di colonia e la conquista coloniale stessa, furono elaborati e diffusi nella società italiana attraverso la letteratura. L’analisi restituisce la complessità degli immaginari dei quali il conflitto italo-turco non è prima o unica matrice, pur restandone, senza dubbio, momento propulsore.

Alessandro Pes