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Liliana Saiu – Stati Uniti e Italia nella Grande Guerra 1914-1918 – 2003

Liliana Saiu
Firenze, Olschki, pp. XIV-255, euro 27,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il volume ci offre un’attenta analisi delle relazioni diplomatiche italo-americane negli anni della Grande Guerra, nel periodo della prima e difficoltosa intensificazione dei rapporti politici e culturali tra i due paesi, dopo lunghi anni di reciproca estraneità. È un aspetto trascurato delle vicende della Prima Guerra mondiale, dato che la storiografia sembra riproporre la dicotomia tra la ?Nostra Guerra?, mirata contro l’Austria-Ungheria e apparentemente mossa da obiettivi suoi propri, e il più generale conflitto degli alleati contro la Germania: ?una ?propria’ guerra, a latere di quella generale? per dirla con le parole di Ragionieri, il quale metteva in guardia rispetto alle distorsioni che discendono da questa impostazione (La storia politica e sociale, Torino, Einaudi, pp. 1961-62).
Pur nell’enorme produzione storiografica, raramente le opere italiane vedono la guerra italiana immersa nella trama dei rapporti interalleati, così come nelle opere straniere è spesso marginale l’analisi del ruolo bellico dell’Italia. Scegliendo un punto esterno di osservazione della guerra italiana, vale a dire la complessa visuale statunitense della nostra partecipazione al conflitto, il volume supera questa frattura. Le vicende diplomatiche italo-americane sono ricostruite con accuratezza grazie ad un vasto lavoro di archivio, svolto privilegiando le fonti americane, dato che lo scopo principale del volume è quello di capire le cause dell’intransigenza americana che portò all’impossibilità di un accordo tra la delegazione statunitense e quella italiana al tavolo delle trattative di pace: perché ? come si espresse allora Salvemini ? il presidente americano Wilson volle imporre al solo popolo italiano il suo criterio di giustizia assoluta?
L’analisi è condotta lungo i binari della storia diplomatica tradizionale e delinea un quadro particolareggiato delle vicende legate ai principali esponenti politici, dai capi di Stato e di governo fino ai ministri e agli ambasciatori, di cui non mancano ritratti efficaci, in cui si vagliano i loro caratteri, i limiti e le aperture dei loro programmi politici, insieme alle personali motivazioni e idiosincrasie. L’ottica personalistica, però, porta a sottolineare eccessivamente i moventi individuali, come nel caso del presunto opportunismo di Wilson. Lo studio non riprende le nuove linee di storia internazionale elaborate negli ultimi decenni soprattutto negli Stati Uniti (si pensi alla scuola di Akira Iriye), secondo le quali le relazioni internazionali vanno viste non tanto come rapporti tra Stati, quanto tra popoli, società e culture diverse. Ciò è vero in particolar modo per gli anni della Grande Guerra, quando mondi fino ad allora distanti divennero improvvisamente contigui e quando processi di larga portata mutarono lo sfondo sociopolitico delle vicende belliche: pensiamo all’emergere della società di massa, all’irrompere di ideologie esterne nell’Europa occidentale, al nuovo ruolo dello Stato, alla novità del messaggio progressista americano, alle cause profonde dell’obsolescenza della nostra classe dirigente liberale. Ciò non toglie che questo libro sia un’utile ricostruzione di uno dei momenti più difficili e cruciali della storia diplomatica italo-statunitense del ?900.

Daniela Rossini