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L’immaginario devoto tra mafie e antimafia. Riti, culti e santi

Tommaso Caliò, Lucia Ceci (a cura di)
Roma, Viella, 376 pp., € 36,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il volume, alla cui stesura hanno partecipato storici, sociologi, antropologi ed etnomusicologi,
mira ad analizzare in che modo «l’immaginario devozionale cattolico» abbia
finito per rappresentare «un terreno di scontro» e contrapposizione tra «le organizzazioni
criminali e il variegato mondo impegnato nella lotta alla mafia» (p. 9), come chiariscono
nell’Introduzione i due curatori. Per fare ciò vengono affrontate molte e differenti questioni,
tutte tra loro collegate dall’analisi del ruolo delle prassi devozionali, dei riti e linguaggi
religiosi e dei processi di santificazione e definizione del martirio rispetto all’autorappresentazione
che la criminalità organizzata intende dare di se stessa e che, al contrario, in
anni recenti il composito «movimento» antimafia ha utilizzato per delineare un immaginario
diverso e contrario. Nell’impossibilità di ricordare tutti i numerosi interventi che
compongono il volume, sembra opportuno concentrarsi sui principali nuclei tematici
attorno a cui è costruita l’intera trama.
Il primo tema analizzato riguarda il ruolo delle pratiche e delle retoriche religiose
nell’autorappresentazione delle mafie storiche italiane e nel consolidamento del loro potere
sul territorio nel corso del ’900. Si tratta di un argomento già esplorato dalla storiografia,
rispetto al quale il presente volume ha, però, l’indubbio merito di ricostruire alcuni
concreti case studies, che permettono di comprendere le profonde ibridazioni realizzatesi
tra discorso religioso ed esercizio del potere mafioso nella concretezza delle situazioni
storiche. Vi è poi un consistente nucleo di saggi riferito a situazioni d’estrema contemporaneità,
nelle quali le relazioni tra l’immaginario devoto e le prassi criminali non appaiono
sempre altrettanto definite, di fronte all’incipiente secolarizzazione, che finisce per
intaccare anche gli antichi rituali della criminalità organizzata, e alla sempre più concreta
reazione delle istituzioni ecclesiastiche. E proprio a quest’aspetto è destinata la terza parte
del volume, che riguarda tanto il recente impegno antimafia promosso dalle strutture
ecclesiastiche, culminato nella scomunica dei mafiosi comminata da papa Francesco nel
2014 e nella beatificazione di don Pino Puglisi giunta a compimento l’anno precedente,
a vent’anni dall’omicidio del sacerdote, quanto l’utilizzo di stilemi di ascendenza religiosa
nelle narrazioni del movimento antimafia.
Si tratta di un’ibridazione che permette di tenere assieme modelli di eroismo civile
fortemente caratterizzati in senso cristologico, propri della tradizione del meridionalismo
novecentesco, con le vittime di mafia degli anni ’90, rispetto alle quali la dottrina cattolica
ha elaborato un nuovo concetto di martirio al tempo stesso religioso e civile. Non manca,
infine, una sezione dedicata a modelli stranieri di processi d’ibridazione tra devozione
religiosa e comportamenti criminali, con riferimenti tanto a Cosa nostra nordamericana
quanto al Messico rivoluzionario e contemporaneo e, infine, al banditismo russo.

Paolo Zanini