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L’immunologia nel Novecento. Una scienza dell’individualità biologica

Domenico Ribatti
Roma, Carocci, 110 pp., € 12.00

Anno di pubblicazione: 2017

Da sempre l’uomo è a conoscenza della capacità che ha il suo corpo di reagire a un’aggressione con dispositivi interni di difesa, quelli racchiusi nel concetto antico di vis medicatrix naturae. Ma soltanto a partire dalla seconda metà dell’800 si sono andati definendo alcuni meccanismi attraverso cui gli organismi viventi sviluppano apparati rivolti alla protezione dell’integrità biologica. Al centro di queste funzioni agisce il sistema immunitario, una complessa rete di relazioni cellulari e molecolari, mirabilmente coordinate allo scopo di opporsi alle aggressioni provenienti dal mondo esterno. Ma non solo, il sistema immunitario è anche meccanismo che sta alla base della capacità di riconoscere l’estraneo e diventa dunque il cuore dell’identità biologica.
La storia di questo ambito disciplinare – a partire dalle sue radici ottocentesche – è ripercorsa dall’a. in questo denso libro che dipana un intreccio di vicende collocate in punti nodali del pensiero medico nei decenni passati. Con linguaggio piano l’a. illustra le tappe raggiunte da medici, biologi e chimici negli ultimi centoquarant’anni nella definizione delle funzioni fondamentali di questo sistema. La capacità degli organismi viventi di serbare memoria delle infezioni passate – base delle procedure di vaccinazione – e di riconoscere i propri tessuti rispetto a quelli estranei, ha posto importanti sfide al pensiero medico-biologico. Non a caso Frank Macfarlane Burnet, uno dei grandi studiosi della disciplina, era convinto che l’immunologia fosse una scienza anche «filosofica» cioè con importanti aspetti speculativi oltreché pratici. In effetti, nel suo sviluppo, cosa rara in campo medico-biologico, i progressi teorici hanno a volte anticipato le possibilità operative, guidandole con lungimiranza lungo percorsi sperimentalmente verificabili e popperianamente falsificabili. Di questa natura sono ad esempio i grandi contributi del danese Niels Jerne, autore di una teoria della formazione anticorpale ripresa e perfezionata dallo stesso Burnet, che presenta importanti analogie con la concezione «darwiniana» della selezione naturale alla base degli adattamenti delle specie all’ambiente. Riuscire a spiegare le modalità attraverso le quali un organismo è capace di riconoscere un antigene e di serbarne memoria è stata una grande sfida vinta dall’intelligenza umana, prima ancora che una ricerca sperimentale operativa.
La storia delle ricerche nel campo dell’immunità è anche una grande rappresentazione di quanto la medicina è stata capace di realizzare sul piano pratico. Le procedure di vaccinazione, l’identificazione degli antigeni di istocompatibilità che stanno alla base delle possibilità di trapianto, gli anticorpi monoclonali usati nella diagnostica clinica e nella terapia, ne sono esempi concreti.
In definitiva, quella di Ribatti è una sintesi opportuna non solo per gli specialisti, ma per tutti coloro che vogliano approfondire storicamente uno dei temi fondamentali della medicina contemporanea destinato a svolgere un ruolo sempre maggiore – sia scientifico che terapeutico – nel futuro immediato.

Paolo Mazzarello