Cerca

L’informazione rifiutata. La Svizzera dal 1938 al 1945 di fronte al nazismo e alle notizie del genocidio degli ebrei

Silvana Calvo
Torino, Silvio Zamorani, 359 pp., € 38,00

Anno di pubblicazione: 2017

L’a. propone una ricostruzione documentata delle informazioni sulla persecuzione e
sulla distruzione degli ebrei d’Europa note al Consiglio Federale, alle organizzazioni ebraiche
e a quelle internazionali operanti in Svizzera, all’esercito e alla stampa. Soffermandosi
sulla diffusione di queste notizie, che non fu affatto uniforme, è possibile approfondire la
storia di un paese che volle salvaguardare lo status della neutralità e l’ordine interno anche
mediante il controllo e la censura.
L’analisi procede per anelli concentrici e il libro è organizzato in tre parti. Nella prima
l’a. descrive il mondo dell’informazione in Svizzera dall’inizio degli anni ’30 alla fine
della guerra in Europa; quindi, ferma la sua attenzione sul rapporto tra neutralità, libertà
di stampa e censura, che soprattutto dopo la conquista tedesca della Francia «divenne
molto severa riguardo alle notizie sulla Germania» (p. 83). Nella seconda, il campo di
indagine si restringe alle notizie sul genocidio, gestite «con riservatezza, fino agli ultimi
mesi di guerra» (p. 159) dalle organizzazioni ebraiche svizzere e dal Comitato Internazionale
della Croce Rossa, che scelse di non occuparsi in modo sistematico e prioritario del
«problema ebraico». Tale «riservatezza» emerge anche dallo spoglio del notiziario radiofonico
nazionale, che offriva alla popolazione «una informazione conforme agli auspici del
governo» (p. 41), caratterizzata fondamentalmente da un «deliberato occultamento» (p.
124). Invece, sui giornali – nonostante la censura e le direttive del Consiglio Federale, che
imponevano di non intaccare «l’onorabilità delle parti in conflitto» (p. 221) – le cronache
furono «tali e tante da dare […] un quadro abbastanza completo ed esauriente» (p. 222)
di quanto stava accadendo fuori dalla Svizzera.
La voce più chiara e coraggiosa, alla quale l’a. dedica l’ultima sezione del volume,
fu quella che si levò dalle pagine di «Libera Stampa», l’organo ufficiale del Partito socialista
ticinese, che fornì ai lettori notizie compiute e diversi articoli di approfondimento
e riflessione. Una selezione dei servizi più significativi getta luce sui dati, sulle statistiche
e sull’organizzazione tecnologica del genocidio, raccontata con dovizia di particolari e in
tempo reale. Esemplare, da questo punto di vista, l’articolo Non possiamo tacere, pubblicato
l’8 luglio 1944. A poco più di due mesi dai cosiddetti Protocolli di Auschwitz, nonché
il giorno successivo al blocco delle deportazioni ordinato da Miklós Horthy, il giornale
descrive l’orrore del sistema concentrazionario nazista e, senza mezzi termini, denuncia
l’esistenza delle «camere della morte», dove «donne e bambini […] vengono cacciati […]
per essere “gasificati” e poi bruciati» (p. 336).

Elisa Guida