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L’IRI come amministrazione (1933-1945)

Roberto Ferretti
Milano, Isap, 253 pp., s.i.p.

Anno di pubblicazione: 2014

L’istituzione dell’Iri, nel 1933, e la sua successiva trasformazione in ente permanente,
nel 1937, rappresentano sicuramente due tra le principali tappe nella definizione dello
Stato imprenditore in Italia.
Relativamente a quei passaggi, il corposo studio di Roberto Ferretti ci fornisce ora
due prospettive d’osservazione relativamente meno studiate di altre. In primo luogo uno
sguardo «dall’interno» dei meccanismi di costruzione di una inedita (per l’Italia) struttura
gestionale del gruppo, focalizzato sulla definizione dei rapporti tra i vertici dell’Istituto e
le società operative da una parte, e tra l’intera struttura dell’industria pubblica e i sistemi
amministrativi e politici dello Stato fascista dall’altra. La seconda prospettiva illumina
invece alcuni dettagli relativi alla progressiva politicizzazione dei vertici dell’Iri, e delle
loro direttrici operative, già nel corso degli anni ’40 e ’50.
Fin dai primi anni, l’Iri si trovò a gestire svariate decine di società, centinaia di
impianti e centinaia di migliaia di addetti, nel giro di pochi anni elaborando e attuando
programmi di ristrutturazione che interessarono interi settori industriali. L’a., tra l’altro,
ci offre una articolata prosopografia del gruppo dirigente che gestì quelle trasformazioni,
sia al livello centrale che a quello delle holding e delle principali società operative, chiarendo
come la sostanziale autonomia di quel gruppo dirigente fosse significativamente
intaccata già a partire dal 1939, con le dimissioni di Beneduce dalla presidenza dell’Iri,
aprendo una stagione di scambi e dialettiche con il potere politico che avrebbe avuto una
lunga storia successiva.
Alcune pagine molto documentate ricostruiscono nel dettaglio il delicato momento
di passaggio dalla fase nella quale i vertici dell’Iri seppero abilmente sottrarsi a diversi
tentativi di assoggettamento (riuscendo a rendere vane le tattiche adottate da Ministeri,
corporazioni e Partito fascista), a una fase nella quale dapprima i contatti personali, e poi
sempre più quelli istituzionali, divennero varchi per far entrare dall’esterno nella pianificazione
dell’Istituto influenze e interessi non sempre convergenti con gli obiettivi che il
management pubblico si era autoimposto.
Pagine significative vengono poi dedicate all’attività di rielaborazione della missione
complessiva dell’ente che ebbe luogo già durante l’ultima fase della guerra, e che poi
divenne la spina dorsale della presenza dell’impresa pubblica nell’economia italiana negli
anni del Miracolo economico, con interventi decisivi in alcuni importanti settori strategici.
Il periodo successivo all’8 settembre 1943, infatti, non fu affatto letargico al Sud o
imprigionato dalle logiche tedesche d’occupazione al Nord, ma consentì a molte aziende
di prepararsi efficacemente per il dopoguerra.
La particolarità dell’ottica adottata e l’ampia operazione di scavo condotta dall’a. negli
archivi dell’Iri rendono il volume senz’altro utile per chi voglia proseguire le riflessioni
sul ruolo svolto dall’impresa pubblica nelle dinamiche dell’economia italiana, e non solo
relativamente all’arco cronologico considerato da questo studio.

 Giulio Mellinato