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L’Italia senza Roma. Manovre diplomatiche e strategie militari (1865- 1870)

Antonello Battaglia
Roma, Aracne, 232 pp., € 15,00

Anno di pubblicazione: 2015

Il volume mantiene fede al sottotitolo nel suo impianto tipico della storia diplo- matico-militare, seguendo il doppio binario operativo che impegnò i governi del giova- ne Regno d’Italia nella questione di Roma capitale. Basato anche su carte dell’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato maggiore dell’Esercito e dell’Archivio storico del Ministero degli Affari esteri, oltre che su un esteso ricorso ai volumi della prima serie dei Documenti Diplomatici Italiani, il testo ripercorre le vicende militari del 1866 – dando spazio so- prattutto allo scontro navale a Lissa e alle motivazioni della sconfitta italiana – e le fasi che condussero alla presa di Roma. Quello dell’a., che ha già affrontato in altri lavori il versante militare del completamento territoriale dell’Unità e la dimensione navale del Ri- sorgimento, è un percorso che privilegia dunque la ricostruzione evenemenziale del fatto d’armi e dell’azione diplomatica, evidenziando di quest’ultima il difficile equilibrismo e facendo proprie alcune formule della storiografia classica sulla politica estera italiana po- stunitaria, quale ad esempio quella del «raccoglimento» (p. 110), tipica del rimaneggiato governo Menabrea del 1868.
Al versante dell’iniziativa dal basso, quella rappresentata dai tentativi garibaldini fermati a Mentana e a Villa Glori, l’a. dedica il capitolo «Il “problema Garibaldi”», letto sempre attraverso la lente degli scambi diplomatici tra Firenze e Parigi e di una prospettiva istituzionale per quella che comunque si conferma un’Italia in affanno sulla questione di Roma capitale, e non solo: come dimostra ad esempio la preoccupazione per la strategia mazziniana di catechizzazione e proselitismo all’interno dell’esercito (p. 116 ss.), in vista di insurrezioni di marca repubblicana che nel 1869, sull’onda dei tumulti per la tassa sul macinato, le autorità temevano potessero realizzarsi in più parti della penisola.
Nel complesso il volume ‒ corredato da note informative, da cartine delle manovre militari nei principali teatri considerati e da una nutrita bibliografia ‒ offre un’utile sintesi delle vicende considerate. Resta l’impressione che le fonti d’archivio utilizzate potrebbero con altra lente valorizzare anche versanti meno consueti rispetto a quelli puramente di- plomatico-militari e questioni meno indagate ‒ per citarne solo alcune, la questione degli scritti mazziniani diffusi nelle file dell’esercito a fine anni ’60 per incitare alla diserzione (p. 113), o la questione dell’indennizzo alle famiglie dei caduti di Porta Pia, accennata nelle conclusioni (p. 197 ss.) ‒ ampliando la prospettiva d’indagine.

Arianna Arisi Rota