Cerca

L’Italie et l’Antiquité du Siècle des lumières à la chute du fascisme

Philippe Foro (dir.)
Toulouse, Presses Universitaires du Midi, 304 pp., € 23,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il volume, curato da Philippe Foro, raccoglie parte degli atti di due convegni organizzati
presso l’Université de Toulouse 2 – Le Mirail nel novembre 2009 e nel novembre
2011, il primo intitolato L’Italie et l’Antiquité du Siècle des Lumières à la Grande Guerre, il
secondo dal titolo L’Italie fasciste et l’Antiquité.
Nell’Introduction al libro, Foro non esplicita l’origine dei testi pubblicati, ma illustra
l’evoluzione della storia europea e italiana a partire dal Trattato di Utrecht del 1713, per
contestualizzare la materia affrontata nel testo. Il volume presenta altre brevi introduzioni
ai saggi raccolti e suddivisi cronologicamente in quattro ampie aree tematiche: Discours
politiques, Institutions et archéologie, Arts et antiquité en Italie, Figures antiques. Una dichiarata
presentazione della genesi del libro avrebbe probabilmente aiutato il lettore a meglio
cogliere e sfumare la tesi di fondo: la centralità del mito e della presenza dell’antichità nella
storia italiana dal XIX al XX secolo. I saggi analizzano le retoriche politiche da Mazzini
a Mussolini; le istituzioni e i protagonisti che coordinarono gli scavi archeologici in Italia
(da quelli di Pompei a quelli fascisti nella Magna Grecia); i richiami all’antichità nelle arti
(da Verdi a D’Annunzio e Gadda); la fortuna di alcune figure archetipiche nella rappresentazione
cinematografica della Roma antica (Cesare e Cicerone, Maciste, Cabiria).
Si tratta di un insieme di temi ormai al centro di un discreto dibattito storiografico,
soprattutto in Italia, animato da storici antichisti e contemporaneisti, ma anche da
studiosi esperti di architettura e urbanistica. Eppure, di tale recente dibattito non c’è
una adeguata traccia nella maggior parte dei saggi pubblicati in questo volume: in molti
casi, i riferimenti bibliografici non si spingono oltre i primi anni del 2000; la Bibliografia
conclusiva del libro si esaurisce con meno di trenta riferimenti, rimandando il lettore alla
consultazione della rivista biennale «Anabases. Traditions et réceptions de l’Antiquitè»,
edita dalla stessa Université de Toulouse 2 – Le Mirail e dedicata specificamente a questi
temi. Manca inoltre un indice dei nomi, che risulterebbe essere uno strumento di fondamentale
ausilio in un volume collettaneo e la cui materia spazia in un arco cronologico
tanto vasto.
D’altro canto, stupisce anche l’assenza dei nomi degli autori nell’indice conclusivo:
i titoli dei saggi sono riportati come fossero titoli di paragrafi, con una scelta editoriale di
cui si ignora il senso.
Il volume, insomma, appare di discreto interesse qualora si cercasse una panoramica
dei temi legati a questo ambito di studi, ma – nella pur evidente difformità qualitativa
dei contributi – si attesta per lo più su un piano che non apporta sostanziali novità alla
ricerca.

Paola S. Salvatori