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Liviana Gazzetta – Cattoliche durante il fascismo. Ordine sociale e organizzazioni femminili nelle Venezie – 2011

Liviana Gazzetta
Roma, Viella, 302 pp., Euro 29,00

Anno di pubblicazione: 2011

Un’opera solida, ben argomentata, ricca di spunti interpretativi originali, questa di Gazzetta, da tempo impegnata a ricostruire figure e momenti cruciali del processo di «nazionalizzazione» delle cattoliche e delle sue ricadute sulla strutturazione della società e dello Stato scaturiti dalle vicende risorgimentali. Forte della consultazione di numerosi archivi delle Curie arcivescovili delle Venezie e dell’Archivio centrale dell’Azione cattolica, dello spoglio di bollettini diocesani e periodici del movimento cattolico femminile, ma anche delle acquisizioni di una vivace stagione di studi sul rapporto fascismo/mondo cattolico, l’a. ripercorre il cammino che portò le organizzazioni femminili cattoliche dell’area veneta di inizio secolo – potenziate dalla nascita dell’Unione delle donne cattoliche e poi della Gioventù femminile, ma alla vigilia della guerra ancora dedite quasi solo a pratiche devozionali – a diventare nel ventennio una presenza sempre più rilevante nella fitta trama di iniziative socio-assistenziali, e infine a proporsi come guida insostituibile del «riscatto» della patria dalla «crisi di civiltà» in cui la nuova guerra mondiale l’aveva precipitata.Ma il cardine (più evocato che raccontato) della vicenda è la Grande guerra, che vide una straordinaria mobilitazione delle cattoliche e la formazione di quadri «militanti» che si autorappresentavano come strumento privilegiato per la «riconquista cristiana» di una patria declinata in un’ottica prepolitica e intrisa di nazionalismo misticheggiante. È appunto sulle organizzazioni presiedute da Elena da Persico e da Armida Barelli, «portatrici di una visione integralistica e tendenzialmente ierocratica della società italiana» (p. 108), che si concentra l’attenzione dell’a., attenta a ripercorrere un attivismo socio-assistenziale volto a facilitare il ripristino dell’ordine sociale cattolico e la conquista di posizioni di indirizzo sulla società nazionale: obiettivi, questi, a cui il consolidamento del regime offrì opportunità straordinarie, grazie alla scelta di fare dell’assistenzialismo un tratto caratterizzante del partito e dello Stato fascista. Fu quella scelta, infatti, a favorire la «penetrazione» via via più estesa e strutturale nella sfera pubblica alle organizzazioni femminili cattoliche, favorendo una osmosi che rese indistinguibile l’attività da esse svolta nelle «proprie» associazioni e in quelle «altrui». Non per nulla l’a. parla, in conclusione, di «filofascismo prepolitico funzionale»: una espressione che implica «qualcosa di più e di più specifico di una convergenza», alludendo piuttosto a «una forma crescente e sempre più ‘attesa’ di presenza e di attività nelle strutture dello Stato e del regime», fondamentale per comprendere lungo quali direttrici si realizzasse il «processo di avvicinamento cattolico alla realtà amministrativa e tecnica dello Stato moderno» (p. 221), e venisse configurandosi quello «statualismo cristiano» che si dispiegherà alla Costituente. A conferma, una volta di più, del ruolo decisivo che processi e movimenti pre- o a-politici possono avere per le sorti politiche di un paese e di una società.

Simonetta Soldani