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Lorenzo Lorusso – Orfeo al servizio del Führer. Totalitarismo e musica nella Germania del Terzo Reich – 2008

Lorenzo Lorusso
Palermo, L’Epos, 287 pp., euro 28,30

Anno di pubblicazione: 2008

Gli studi storici sui rapporti tra musica e politica e quelli di «storia sociale» della musica nel nostro paese sono in fase poco più che sperimentale; un argomento nuovo, ancora accolto come un segno di bizzarria. Nella letteratura nordamericana il terreno d’incontro tra musicologi e storici è talmente arato che, a leggere i volumi sull’argomento, occorre adocchiare la quarta di copertina per capire la provenienza disciplinare dell’a. In Italia invece agli «storici» è riservato lo studio della società, dei regolamenti, della fruizione, ai «musicologi» quello della opere. Come se l’opera artistica stessa non sia una straordinaria fonte da investigare per lo storico.Il volume di Lorenzo Lorusso vive naturalmente anch’esso di questa peculiarità (arretrateza?)degli studi del nostro paese. È infatti un lavoro su argomento assai trattato nella storiografia tedesca e anche in quella nordamericana, ma assente nel nostro paese tanto per gli studi musicologi che per quelli storici. L’a. affronta prima la vita musicale negli anni di Weimar e mostra come il Partito nazista e le sue istituzioni avessero già messo radici anche nell’ambito musicale. Passa quindi all’analisi dell’organizzazione musicale del Reich e delle strutture organizzative del mondo musicale tedesco dopo il 1933. Lorusso non poteva poi non affrontare la questione dell’antisemitismo, visto il peso che avevano gli ebrei nel mondo musicale tedesco. L’a. ci racconta quindi la lotta del nazismo per affermare (direbbe George Mosse, troppo poco meditato da Lorusso) la «rispettabilità» in musica, attraverso la repressione della musica «degenerata» (tutta quella che non rispettava il canone classico, romantico e post-romantico) e della musica «negra», il jazz. Il libro si chiude con un’analisi, un po’ troppo rapida in verità, della musica nei campi di concentramento. Come struttura, ci troviamo di fronte, più che a un lavoro organico, all’analisi di alcuni momenti. Ciò nonostante, il libro, limpidamente scritto, si afferma come una lettura obbligata in lingua italiana su questo argomento. A cui si vuole muovere solo un’altra critica: di non affrontare mai veramente la questione evocata nel titolo sul rapporto tra musica e totalitarismo. Questo avrebbe richiesto naturalmente un’indagine più precisa sulla ricezione, sulle ritualità, sulle liturgie politiche, sulle manifestazioni ? il capitolo sulla musica come arma di propaganda parla solo della radio.È anche per questa ragione che, come si diceva all’inizio, le opere non interessano all’a. come fonti, mentre invece prendere in considerazione i Volkslieder di Cesar Bresgen, Eine deutsche Liedmesse di Wolfgang Fortner, Der Führer di Heinrich Spitta, la Kantate für die deutsche Jahre di Armin Knab e gli stessi Lied für 15 November 1933 e Olimpische Hymne di Richard Strauss avrebbe portato a risultati interessanti, soprattutto in considerazione della competenza musicologia dimostrata da Lorusso, del resto indispensabile a chi voglia intraprendere questo genere di studi.

Marco Gervasoni