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Lorenzo Sinisi – Giustizia e giurisprudenza nell’Italia preunitaria. Il Senato di Genova – 2002

Lorenzo Sinisi
Milano, Giuffrè, pp. 462, euro 36,00

Anno di pubblicazione: 2002

L’istituzione che Lorenzo Sinisi ha indagato con somma acribia e meritoria completezza non ha nulla da spartire con l’omonima magistratura che per tutto l’antico regime formava, insieme al Doge e alla Camera dei Procuratori, l’organo supremo di governo della Repubblica di Genova. Il Senato oggetto di questa ricerca è invece il tribunale supremo che venne introdotto in Liguria nel 1814 con l’annessione al Piemonte, sul modello di quanto in uso nei territori di casa Savoia. L’introduzione di questo elemento estraneo alle tradizioni giuridiche e politiche genovesi rappresenta tuttavia l’unico punto di non ritorno nella politica assimilatrice del nuovo sovrano: scartata l’ipotesi della concessione di un’apposita costituzione per i nuovi territori, la loro individualità venne mantenuta e sancita ammettendovi uno speciale regime legislativo, che nella fattispecie consisteva nel mantenimento del Code civil (emendato delle norme più eversive in materia matrimoniale e successoria) e del Code de commerce.
E’ dunque il paradosso di una struttura arcaica incaricata di sovrintendere ad un ordinamento giuridico all’avanguardia in Europa che fa l’interesse di questa ricerca: l’eclettismo, che contraddistingue ovunque la politica legislativa della Restaurazione, in questo caso però sembra premiare l’innovazione. Quello che si ricava infatti da questo scavo a tutto tondo del Senato genovese della Restaurazione (Sinisi ricostruisce nei dettagli organizzazione e personale, procedure e cerimoniale, attività giudiziale e extragiudiziale) è l’incontrastata fedeltà della magistratura alla lettera e allo spirito del Codice napoleonico. Sicuramente, ben pochi erano i margini di manovra di un corpo giudicante incaricato di interpretare una legislazione univoca, e non invece le fonti concorrenti ancora vigenti nei territori storici della monarchia sabauda durante la prima Restaurazione. Tuttavia, il Senato genovese sembra non risentire alcun disagio per questo specifico ritaglio delle proprie competenze e anzi pare potenziarne tutte le possibilità.
La giurisprudenza da esso prodotta può allora essere letta, come appunto fa Sinisi, alla stregua di un prezioso repertorio che lo Stato sabaudo si troverà a disposizione una volta imboccata la strada codicistica con l’aprirsi della stagione carloalbertina, condizionando la redazione di molti istituti controversi: ai cultori di women studies, si segnala in particolare il ruolo svolto dal Senato nell’anticipare le norme del 1837 in tema di autorizzazione maritale e di separazione, anche se altrettanto incisivo appare il suo contributo in materia di diritto commerciale, specie in direzione della sua definitiva oggettivazione.
Non del tutto tematizzato in questa ricerca, ma rilevante per uno sguardo che inglobi la dimensione giuridica in quella politico-istituzionale, è l’apporto della giurisprudenza senatoria nel fissare l’immagine di Genova durante la Restaurazione: quanto si è debitori nei confronti dell’attività illuminata del Senato, è lecito chiedersi, nel rafforzare quell’immediato revirement nella percezione della capitale ligure, da repubblica oligarchica a città radicale?

Francesca Sofia