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Luca Manfredi – L’uomo delle tre rivoluzioni. Vita e pensiero del generale Guglielmo Pepe – 2009

Luca Manfredi
Foggia, Bastogi, 408 pp., euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2009

Benché il trentacinquenne a. appartenga ad una delle ultime generazioni entrate nel mondo della ricerca storica, il suo libro ci riporta per tanti aspetti indietro nel passato. La biografia di un personaggio di rilievo del Risorgimento italiano quale fu Gugliemo Pepe (Squillace 1783-Torino 1855) non costituisce, va da sé, un indice di una scelta «passatista», anche se bisogna tenere presente che l’eclisse, nel corso degli ultimi quarant’anni, dei temi risorgimentali nella storiografia italiana non ha certo favorito un aggiornamento metodologico in tale ambito di studi. Quelli che risultano indubbiamente antiquati sono il lessico e lo stile di Manfredi, che si presenta per certi versi quale un calco dell’autobiografia dello stesso Pepe, che egli affidò dapprima alle Memorie […] intorno alla sua vita e ai recenti casi d’Italia scritte da lui medesimo (1847) e poi a Delle rivoluzioni e delle guerre d’Italia nel 1847, 1848, 1849. Memorie […] con aggiunta di una prefazione e di note (1850), e, più in generale, delle fonti risorgimentali.Arcaicità stilistica e lessicale si manifestano con la massima evidenza, quando Manfredi si immedesima nella parte del generale: «si sentiva deluso per non aver potuto fare gran che per far deporre il Re di Napoli e riformare il suo Governo iniquo e crudele, cagione di tanti lutti e miserie, aveva però dopotutto la possibilità di tornare finalmente nella sua amata Patria. Ma quale Patria? Quella oppressa da un despota di nome Ferdinando? […] Non era quella la stessa Patria nella quale egli aveva sofferto sì tante privazioni ed umiliazioni? Era forse quella la Patria nella quale sognava di poter vivere il resto dei suoi giorni in armonia con i suoi principi ed i suoi ideali? No, certamente non era quella la sua Patria» (p. 51), e via di questo passo, lasciando peraltro sullo sfondo tutto il problema delle relazioni tra la patria napoletana e la patria italiana.L’a. è talmente suggestionato dai luoghi comuni della retorica risorgimentale che in una pagina dedicata alla guerra combattuta nel 1814 da Murat al fianco degli austriaci contro Eugenio di Beauharnais e il suo esercito franco-italiano, spedisce Pepe «alla testa di due battaglioni» contro una «colonna austriaca» (p. 78). Non si sa se si debba imputare al nazionalismo anche un rapporto non sempre facile con la lingua francese (cfr. ad esempio p. 72). Ancorché qua e là l’eccessiva patina ottocentesca possa irritare, si tratta tuttavia di un libro che si fa leggere come un romanzo di avventura (le tre rivoluzioni sono quelle napoletane del 1799 e del 1820-1821 e quella italiana del 1848-1849), un libro per di più ben documentato quanto alla letteratura sull’argomento (mancano invece del tutto nuove ricerche d’archivio).

Piero Del Negro