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Luca Vaglica – I prigionieri di guerra italiani in URSS. Tra propaganda e rieducazione politica: «L’Alba» 1943-1946 – 2006

Luca Vaglica
Roma, Prospettivaeditrice, 374 pp., euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume si inserisce nell’ormai ricco filone di studi che hanno come oggetto di studio la prigionia militare nella seconda guerra mondiale; qui ad essere presa in esame è la vicenda dei soldati ed ufficiali prima del CSIR, poi dell’ARMIR caduti in mano sovietica dal luglio 1941 al maggio 1943 (quando ciò che restava dei reparti inviati sul fronte orientale venne rimpatriato). I quattro capitoli in cui l’opera è suddivisa sono dedicati alla ricostruzione di un quadro generale sulla prigionia militare in URSS (pp. 24-80); all’impegno profuso dalle autorità sovietiche nell’opera di «rieducazione» politica e di propaganda nei campi di detenzione (pp. 81-174); all’analisi dettagliata del giornale politico «L’Alba. Per un’Italia libera e indipendente », foglio in lingua italiana diffuso a partire dal febbraio 1943 tra i prigionieri e redatto da membri del PCd’I emigrati in precedenza in URSS (pp. 175-253); al rimpatrio dei sopravvissuti (pp. 254-303). Completa il testo, oltre ad una doppia introduzione (pp. 5-23), un’ampia appendice documentaria (pp. 305-372); mancano invece, lacune di non poco conto, sia una bibliografia degli studi utilizzati, sia un elenco delle fonti archivistiche consultate dall’autore. La ricerca tocca temi importanti, ancora «caldi» non solo dal punto di vista storiografico, come la questione dell’altissima mortalità verificatasi tra i militari caduti in mano sovietica ed il ruolo svolto nella vicenda dai quadri comunisti esuli in URSS, tematiche su cui Vaglica mostra di conoscere sufficientemente la letteratura pregressa e le differenti tesi interpretative in gioco; tuttavia il volume tradisce a partire dalla stessa impostazione la sua origine di tesi di laurea, per altro dichiarata a p. 10 (dove si parla esplicitamente di «ottica generale della tesi»). Nulla ovviamente vieta che una buona tesi di laurea si trasformi in libro, ma è legittimo domandarsi se sia sensato che una casa editrice, quella che pubblica il volume, dedichi programmaticamente una propria collana a tesi di laurea senza che vi sia traccia, almeno apparente, di un filtro scientifico frapposto tra proposte ed edizioni. Un’assenza del genere espone giovani come il Vaglica a figuracce, quali per esempio la ripetuta citazione di una tabella coeva (pp. 5, 372, ed altrove) riferita a dati assoluti e percentuali sui tassi di mortalità nelle diverse prigionie vissute dagli italiani nel secondo conflitto mondiale in cui le percentuali sono palesemente errate: p. es. 606.306 rappresenta il 94 per cento di 641.954, non il 98 per cento… La troppa fiducia in fonti che andrebbero controllate non costituisce l’unica pecca dell’opera, che soffre inoltre di un’assai insufficiente bibliografia dove si affrontano questioni generali, come p. es. il rapporto tra fuoriusciti comunisti e potere sovietico negli anni considerati. Nuovamente, siamo di fronte ad un tipico «capitolo introduttivo» da tesi, che con ogni probabilità sarebbe stato meglio cassare al momento di trasfondere la ricerca in un libro. Insomma, incoraggiare i giovani studiosi è più che giusto, mandarli allo sbaraglio è un grave errore.

Brunello Mantelli