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Luciana Caminiti – Dalla pietà alla cura. Strutture sanitarie e società nella Messina d’Ottocento – 2002

Luciana Caminiti
Milano, Giuffrè, pp. 302, euro 21,50

Anno di pubblicazione: 2002

Nel panorama crescente di studi dedicati al mondo dell’assistenza e della cura e all’evolversi del concetto di salute pubblica, bene si inserisce questo volume di Luciana Caminiti che pone sotto osservatorio il caso di Messina nel corso dell’Ottocento, un secolo importante per le trasformazioni culturali indotte dalle nuove scoperte scientifiche e dall’esplodere di quella che è stata definita ?utopia igienista?, a cui continuarono ad accompagnarsi ?antiche paure?, legate al manifestarsi di drammatiche ondate epidemiche (è il caso del colera) e al perdurare e crescere di endemiche malattie sociali (ne è un esempio il tifo).
La città di Messina, con le sue strutture spesso in ricostruzione per i danni che eventi devastanti come i terremoti le impongono, è al centro della prima parte del volume; e nella città l’ospedale, luogo di cura e di ricovero, è l’osservato speciale. Un luogo ? definito ?monumento alla pietà? ? dove si scontrano vecchi pregiudizi e nuove idee, scontri ben rappresentati dalle diatribe tra chirurghi e clinici, che di fatto vogliono dire tra ospedale e università. E giustamente l’autrice allarga la propria indagine alle vicende dello Studio cittadino e all’organizzazione degli studi medici nel momento in cui aspramente si apre la questione della sistemazione e organizzazione delle cliniche mediche. La scelta di fare delle cliniche parte integrante degli ospedali (trasformandone la funzione da luogo di cura a luogo anche di studio e di ricerca) fu ampiamente contrastata, a Messina come in gran parte della nazione ma, alla fine, vincente.
Le ultime due parti del volume sono dedicate al colera, il grande morbo che nell’Ottocento colpì a più riprese, con forme di migrazione a noi oggi conosciute per altre malattie. E di nuovo è il caso locale a divenire specifico osservatorio, in particolare l’autrice punta il dito sulle deboli strutture igienico-sanitarie della città e sulla precaria situazione dell’approvvigionamento idrico. La riforma Crispina del 1887 è, giustamente, assunta come il punto d’approdo di un dibattito e la svolta nella politica sanitaria nazionale e locale, caratterizzata da quel momento da una maggiore attenzione dello Stato nei confronti della salute dei cittadini. L’igiene, che secondo l’assunto di Agostino Bertani ispiratore della riforma, doveva ?essere comandata?, vince poco a poco la sua battaglia e, sia pur lentamente, anche nella periferia più lontana muove e trasforma modelli consolidati nel tempo.
Il volume si chiude con una serie di utili e interessanti appendici che arricchiscono uno studio articolato e ben costruito.

Fiorenza Tarozzi