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Luciana Caminiti – La grande diaspora. 28 dicembre 1908: la politica dei soccorsi tra carità e bilanci – 2009

Luciana Caminiti
Messina, Gbm, 255 pp., Euro 40,00

Anno di pubblicazione: 2009

In più occasioni la storiografia ha mostrato interesse per il terremoto calabro-siculo del 1908 e gli anniversari, come il centenario del 2008, hanno alimentato nuove pubblicazioni. Il lavoro della Caminiti è però molto lontano dal genere «celebrativo», per due ordini di motivi. In primo luogo, perché si colloca in una più ampia ricerca sull’Italia giolittiana e la grande catastrofe, promossa dal Dipartimento di studi giuridici, storici e filosofici dell’Università di Messina, e, in secondo luogo, perché affronta il tema da una prospettiva del tutto nuova: quella dei soccorsi.Nel libro viene esaminata esclusivamente la fase d’emergenza e non quella della ricostruzione. Questo angolo prospettico, delineato attraverso fonti archivistiche inedite, consente di sganciare il drammatico evento dalla dimensione locale e di collocarlo all’interno del complessivo sistema-paese rintracciando, in tal modo, le risposte date e i meccanismi, più o meno virtuosi, stimolati. Il terremoto, che rimane il cuore del testo, attraverso questa impostazione diventa il pretesto per offrire uno sguardo articolato, puntuale e nient’affatto banale delle dinamiche dell’intero Stato liberale. Quali furono le risposte politiche e il grado di efficienza amministrativa che Giolitti e l’apparato burocratico liberale dettero all’evento e dimostrarono? Quale fu il ruolo della società civile nazionale? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che, giocoforza, spostano l’asse della ricerca dall’analisi di questioni specifiche come lo sfollamento dei sopravvissuti, le difficoltà dei profughi, le epidemie, la tutela dei minori orfani o dispersi a quelle di carattere più generale quali l’inadeguatezza dei mezzi di soccorso e sanitari, la distruzione dell’area economica dello Stretto e il clima culturale.Così indagato il problema degli aiuti non è «solo organizzativo, ma piuttosto politico, ogni carenza tendeva ad evidenziare e a ingrandire inefficienze del governo e dell’apparato statale, facendo venire meno il consenso nel paese e indebolendo la credibilità e l’immagine dell’Italia all’estero» (pp. 84-85) e al contempo dimostra come «il campo dell’intervento della carità si potesse trasformare in occasione di profitto e andasse sorvegliato da vicino» (p. 94). Infatti, non mancano sottolineature di come la beneficenza, in quegli anni, andasse ridisegnandosi e caricandosi di importanti valenze economiche e sociali, così come ben affiora anche l’avvio di un graduale processo di istituzionalizzazione dei soccorsi. In quest’ambito il ruolo di guida e coordinamento fu assunto dal Comitato lombardo e dal suo presidente che propose una «nuova codifica a cui improntare gli interventi» (p. 89) basata, per lo più, sulla divisione dei ruoli e delle competenze. Sul piano generale la ricerca restituisce un quadro d’inizio ‘900 che conferma il lampante divario tra il Nord d’Italia avviato verso lo sviluppo industriale e il Sud prevalentemente agricolo e, in modo non secondario, mostra il graduale processo di formazione dell’identità nazionale ancora costretta a provarsi con stereotipi di natura antropologica e antimeridionalista.

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